Lago di Montepulciano

 

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Fotografie del lago

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Il Territorio

 

La Riserva è situata pochi chilometri ad est di Montepulciano, nella parte meridionale della Valdichiana, a ridosso del confine con l'Umbria.

Oltre all'intero specchio d'acqua comprende parte del Canale Maestro della Chiana ed alcuni terreni agricoli adiacenti. Il lago di Montepulciano, insieme al poco distante e ad esso collegato lago di Chiusi, è un residuo della vasta palude che ha occupato gran parte della Valdichiana fino all'epoca medicea, e rappresenta oggi una delle più importanti zone umide dell'Italia centrale.

La Riserva Naturale si colloca lungo la via migratoria che attraversa la Toscana dalla Valle dell'Arno fino a quella del Tevere e costituisce quindi un importante punto di sosta per l'avifauna che si muove stagionalmente dai paesi africani all'Europa, oltre ad essere utilizzata da numerose specie di uccelli per lo svernamento e per la nidificazione.

Dopo la bonifica granducale nella zona meridionale della Valdichiana erano rimasti i laghi di Chiusi e di Montepulciano, le cui dimensioni erano comunque molto maggiori delle attuali. In particolare, il lago di Montepulciano nell'ultimo secolo ha visto dimezzata la sua superficie.

Accanto ai fenomeni naturali, come l'accumulo della vegetazione morta e dei sedimenti degli immissari, l'interramento, destino finale di tutti i laghi, è stato particolarmente accelerato a causa delle pratiche agricole degli ultimi decenni, che con le lavorazioni meccaniche hanno provocato l'arrivo nello specchio d'acqua di notevoli quantità di depositi terrosi. I torrenti Parce e Salcheto, che raccolgono le acque dai campi situati ad ovest della Riserva, hanno contribuito al progressivo interramento di questa porzione del lago, che ha determinato l'avanzata del canneto a discapito delle acque libere.

Il grande bacino della Valdichiana si estende grosso modo in direzione nord-ovest/sud-est, ed è compreso tra la Dorsale Rapolano-Monte Cetona ad occidente e la Dorsale Arezzo-Cortona ad oriente, prolungandosi verso sud fino alla Valle del Tevere attraverso la Val di Paglia. All'interno di questo bacino affiorano sedimenti marini e salmastri del Pliocene, sormontati da depositi lacustri del Villafranchiano superiore. Nell'intera superficie della Riserva i sedimenti lacustri villafranchiani sono a loro volta ricoperti dalle alluvioni fluviali e dai sedimenti recenti del lago.
Il mare pliocenico, che invase la depressione della Valdichiana a partire da circa 5 milioni di anni fa, si ritirò definitivamente nel Pliocene superiore (circa 2 milioni di anni fa), e nella vallata si instaurò un grande bacino lacustre. I reperti fossili (ossa di mammut, ippopotami e cervi), rinvenuti nei sedimenti lacustri, testimoniano che questo lago occupò la Valdichiana fino a circa mezzo milione di anni fa, dopodiché la valle divenne fluviale, con l'antenato del fiume Chiana che scorreva verso sud, gettandosi nel Tevere. In seguito, contemporaneamente al manifestarsi degli episodi vulcanici del M. Amiata e di Radicofani, tutta la Toscana meridionale subì un forte e generalizzato sollevamento e al fiume Chiana venne così a diminuire gradualmente la naturale pendenza della vallata verso il Tevere, peraltro già scarsa in origine. Ne seguì un periodo di "indecisione" del fiume tra lo sbocco nel Tevere e lo sbocco verso nord, nell'Arno, che ebbe come risultato gli estesi impaludamenti che interessarono tutta la valle fino ai tempi storici recenti.

 

La vegetazione

 

Il lago di Montepulciano è ecologicamente definibile come un lago eutrofico, caratterizzato cioè, come altri specchi d'acqua della regione mediterranea, da un'elevata produttività, che gli deriva dalle alte temperature (raggiunte anche grazie alla scarsa profondità), dalla buona illuminazione solare e dalla presenza di numerose sostanze nutritive, come nitrati e fosfati, provenienti dalla vegetazione marcescente e dalle zone circostanti con il deflusso delle acque.

In corrispondenza del progressivo interramento del lago nella porzione occidentale, nell'ultimo secolo c'è stato un notevole avanzamento del canneto a cannuccia palustre (chiamato anche fragmiteto, dal nome scientifico della specie prevalente, Phragmites australis) a scapito delle acque libere. La cannuccia, una graminacea dalle fitte radici a rapida espansione, lascia poco spazio alle altre specie vegetali, ma la densità del canneto costituisce un buon rifugio per gli animali che popolano il lago.

Il fragmiteto si estende nella Riserva per circa 300 ettari, ed è interrotto solo da alcuni "chiari", piccole zone di acque libere eredi degli spazi che i cacciatori creavano nel canneto per i loro appostamenti raggiunti in barchino per mezzo di stretti canali che oggi si stanno gradualmente richiudendo.

 

Ai bordi esterni del canneto, in prossimità di aree un tempo coltivate, la cannuccia cede il posto a carici e scirpi, tra i quali crescono piante ormai rare come il crescione di Chiana e l'erba-sega maggiore, dalla caratteristiche foglie dentate, che in Toscana vive esclusiva mente nei laghi di Chiusi e Montepulciano.

Ai carici si sostituisce in alcuni punti una prateria a giunchina, che si insinua anche al di sotto del bosco igrofilo a salici e pioppi sulla sponda orientale del lago. Dove l'acqua riesce a permanere più a lungo anche durante il periodo estivo la vegetazione cambia ancora ed è caratterizzata dalle lunghe foglie nastriformi del coltellaccio maggiore e dal gramignone maggiore.

Sono queste praterie umide ad ospitare la rara orchidea palustre e l'ofioglosso, una felce altrettanto rara, oltre al giunco fiorito e al giaggiolo acquatico, vistose testimonianze della biodiversità di questi ambienti.

 

Nelle acque basse e tranquille prossime alle rive galleggiano, spesso formando densi tappeti, due specie di felci acquatiche, le cui dimensioni non superano pochi centimetri. Una di esse, l'erba pesce, ha foglie ovali galleggianti disposte a coppie lungo il fusto, mentre al di sotto dell'acqua le foglie sono filiformi e pelose e svolgono la funzione di radici, anch'esse galleggianti. L'erba-pesce è particolarmente sensibile all'inquinamento delle acque e per questo negli ultimi decenni è scomparsa da molte zone umide italiane. L'altra specie di felce acquatica, di dimensioni paragonabili alla precedente, è l'azolla, originaria del Nuovo Continente e arrivata in Italia probabilmente con la coltivazione del riso.

In prossimità delle rive e nei fossi ad acqua stagnante galleggia anche la lenticchia d'acqua, che ha il primato di essere la più piccola pianta con fiori, anche se questi sono decisamente invisibili.

Sempre vicino alle rive e fino a circa due metri di profondità vivono ancorate al fondo e con foglie galleggianti la ninfea e il nannufaro, i cui grandi fiori, rispettivamente bianchi e gialli, colorano in primavera anche il Canale Maestro. Anche il raro limnantemio, dalle foglie molto simili alla ninfea anche se più piccole, colonizza questa fascia di vegetazione, facendo della Riserva una delle pochissime zone umide italiane per le quali la pianta è segnalata.

 

Un'altra rarità è l'erba-vescica, una curiosa pianta carnivora che galleggia liberamente sulla superficie del lago, dove le acque sono più calme, senza ancorarsi al fondo; al contrario delle vistose ninfee e nannufari è però poco visibile per il fatto che, in pratica, solo la lunga infiorescenza esce dall'acqua, mentre il resto della pianta resta appena sotto la superficie. Le radici dell'erba-vescica portano numerose piccole bolle piene d'aria, chiuse da una lamina fornita di peli; quando piccoli invertebrati acquatici urtano questi peli la "porta" della vescica si apre e la depressione causa l'ingresso impetuoso dell'acqua che si trascina dietro lo sfortunato animale, i cui tessuti in decomposizione vengono presto assimilati dalla pianta.

 

All'aumentare della profondità del lago il fondo viene colonizzato da piante completamente sommerse, come il ceratofillo comune, che forma vere e proprie praterie subacquee insieme a meno numerosi esemplari di millefoglio d'acqua, e alle rare ranocchina maggiore e coda di cavallo acquatica. Durante l'estate l'abbassa mento del livello dell'acqua porta il ceratofillo quasi all'emersione in alcuni punti del lago, rendendolo così visibile a chi vi si avventura in barca. Nella parte più profonda del lago la luce riesce a penetrare debolmente, a causa della torbidità dell'acqua, rendendo impossibile la vita alle piante. Queste condizioni di luce scarsa sono però ancora favorevoli per la vegetazione algale, rappresentata principalmente dall'alga verde Chara fragilis, che qui forma estesi tappeti filamentosi.

 

La fauna

 

La prima immagine che viene in mente pensando al lago di Montepulciano è senza dubbio quella degli uccelli acquatici che nei diversi periodi dell'anno ne affollano le acque.

Sono state segnalate per la Riserva ben 15 specie di uccelli considerate rare e minacciate a livello europeo, delle quali 6 nidificanti nell'esteso canneto che circonda la parte occidentale del lago. Fra le specie nidificanti è compreso il tarabuso, un airone particolarmente raro in Europa per la graduale scomparsa delle zone umide. Meno esigente in quanto a superfici territoriali, il più piccolo tarabusino è ospite fisso del lago in primavera-estate. Entrambi appartengono alla famiglia degli aironi (Ardeidi), presenti al lago di Montepulciano con tutte le otto specie censite nella provincia di Siena. La scarsa estensione del bosco a salici e pioppi, limitato ad una sottile fascia a ridosso del confine umbro, non consente la nidificazione di quelle specie di Ardeidi che costruiscono i loro nidi in colonie sugli alberi; la nitticora, la garzetta e la sgarza ciuffetto infatti, pur frequentando giornalmente la Riserva per cibarsi, costruiscono i loro nidi nel vicino lago di Chiusi, dove un intricato boschetto di salici ospita una delle garzaie (così sono chiamate le colonie di aironi, dalla parola spagnola garza che significa appunto airone) più importanti dell'Italia centro-meridionale.

L'airone rosso è un altro ardeide coloniale, presente nella Riserva nel periodo primaverile-estivo, che al contrario delle precedenti specie sfrutta preferibilmente il canneto per la costruzione del nido.

 

Nel periodo invernale la Riserva è frequentata regolarmente dall'airone bianco maggiore e dall'airone cenerino, facilmente avvistabili sulle sponde del lago. L'autunno e l'inverno sono senz'altro i periodi in cui le acque del lago sono più popolate come numero di individui, specialmente da quando, con la chiusura della caccia, avvenuta in modo definitivo nel 1989, è ritornata la tranquillità; vi arrivano infatti principalmente dall'Europa settentrionale e orientale un gran numero di anatidi, che svernano al lago per poi tornare a nidificare nei luoghi di partenza in primavera.

Particolare importanza riveste la presenza nella Riserva della moretta tabaccata, anatra tuffatrice considerata a rischio di estinzione a livello globale e rarissima in tutta Italia, dove nidifica con appena 25-50 coppie, sparse in poche zone umide. Altra specie di rilievo è la canapiglia, che sverna nella Riserva con un buon numero di esemplari. I germani reali, insieme a canapiglie, codoni, fischioni, alzavole e mestoloni, appartengono al gruppo delle anatre di superficie e frequentano le acque basse del lago, fino a poco più di mezzo metro di profondità, dove si immergono con la sola metà anteriore del corpo.

 

Fra le specie presenti tutto l'anno al lago di Montepulciano un posto di rilievo è occupato dallo svasso maggiore, elegante uccello presente nella Riserva con ben 50 coppie nidificanti nel canneto, uno dei maggiori contingenti di tutta l'Italia centrale. Ad esso si aggiungono gallinelle d'acqua e porciglioni, uccelli appartenenti alla famiglia dei Rallidi. La folaga è un altro rallide numeroso nella Riserva.

Accanto al canneto numerose specie di passeriformi costruiscono il loro nido e si cibano dei semi della cannuccia. Forapaglie castagnolo, salciaiola e il più grosso cannareccione, i cui nomi non lasciano dubbi sul loro habitat. Lo stesso ambiente è frequentato dal basettino, passeriforme ghiotto dei semi delle canne, presente solo negli ambienti umidi più integri.

Nella Riserva vi sostano in modo irregolare durante le loro migrazioni il cavaliere d'Italia, il combattente e il del piro-piro boschereccio, due trampolieri nidificanti nel nord-Europa.

Fa visita al lago anche il massiccio falco pescatore, un bellissimo rapace con un'apertura alare superiore al metro e mezzo, che cattura pesci ghermendoli con le zampe dopo spettacolari tuffi da pali e altri oggetti sopraelevati sull'acqua. Di presenza più regolare è un altro rapace, il falco di palude, che volteggia sul canneto in cerca di prede.

 

Nel fango del fondale vive infossato Unio elongatulus, un mollusco bivalve endemico della penisola italiana, conosciuto nel territorio provinciale solo per il lago di Montepulciano e per alcuni tratti dei fiumi Elsa, Arbia, Merse e Orda. Tra le fronde sommerse dei ceratofilli vivono anche Viviparus contectus e Planorbarius corneus, due molluschi gasteropodi che in Toscana sono ormai segnalati, oltre che per i due laghi chianini, solo per il lago di Massaciuccoli e per il Padule di Fucecchio, essendo scomparsi da molte zone umide a causa delle bonifiche agrarie e dell'inquinamento. Il lago è inoltre una delle pochissime località Toscane in cui è segnalato il raro coleottero Carabus clathratus, qui presente con la sottospecie antonellii, endemica italiana.

 

Il lago ospita circa una ventina di specie di pesci, delle quali però solo lo spinarello, l'anguilla e il cavedano sono originari di queste acque; ad essi si aggiungono specie europee come la carpa e la tinca, introdotte già in epoca romana, le americane gambusia, pesce gatto, persico sole e l'asiatico pesce rosso, oltre ad altre specie, come l'alborella, originarie dal nord Italia. Predatore per eccellenza, anche il luccio infine abita le acque del lago, tendendo agguati nascosto tra la vegetazione.

Nel lago di Montepulciano, come in molti altri corpi idrici della Toscana meridionale, si è stabilita la nutria, in seguito alla fuga di individui da alcuni allevamenti, distrutti durante l'alluvione del 1966.