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Gli abitanti si chiamano: pianesi.

Piancastagnaio

 
 

 

La storia di Piancastagnaio, arroccata ai piedi dell'Amiata, su un ripiano che domina la valle del Paglia e la Cassia, è anche la storia di un ambiente straordinario che conserva alberi tra i più antichi del mondo: vicino al villaggio minerario del Siele c'è il cosiddetto 'Leccio di San Francesco', uno dei più grandi d'Italia, inserito nei cataloghi delle piante monumentali.
Proprio le miniere del Siele hanno rappresentato a lungo una delle più importanti risorse economiche del paese, dando lavoro a gran parte della popolazione attiva fino alla chiusura, negli anni '70.
Negli ultimi trent'anni Piancastagnaio ha assistito a una buona ripresa con iniziative imprenditoriali nel campo della pelletteria e dell'industria del mobile, e con un artigianato capace di coniugare tradizione e innovazione.
Piancastagnaio, terra di confine, mantiene ancora antiche tradizioni, come per esempio quella dell'Albero del maggio, eretto in piazza Belvedere il 30 aprile; un'eredità lasciata dai Longobardi, in omaggio al ritorno della primavera.

Attorno all'albero si svolgono contese poetiche a sfondo amoroso tra giovani e meno giovani del paese, con frecciate di stile contradaiolo agli avversari.
 

 

 

 

 

Il territorio che forma l'attuale circoscrizione di Piancastagnaio è particolarmente ricco di testimonianze storiche legate al potentato laico degli Aldobrandeschi.
A partire dell'XI secolo, infatti, la giurisdizione dei diversi castelli del comprensorio amiatino venne rivendicata da quei grandi feudatari, nel quadro dei loro disegni espansionistici su questa parte di Toscana meridionale.

E' documentato che nei primi anni del XII secolo i conti Aldobrandeschi affermavano i loro diritti su metà del Castello di Boceno: nei ruderi ancora affioranti in località "La Roccaccia" è probabile sia addirittura da riconoscere il fortilizio che la potente famiglia comitale teneva come base per le sue imprese vessatorie contro i possessi dell'Abbazia di San Salvatore sul monte Amiata.

Ma è soprattutto Piancastagnaio il castello che, con la sua poderosa Rocca, conserva il ricordo della consorteria aldobrandesca.

 

La giurisdizione civile su "Planacastagniaia", contesa ai monaci di San Salvatore almeno dalla fine dell'XI secolo, fino al Duecento rimane divisa a metà tra i conti e l'abbazia amiatina. Successivamente il castello fu rivendicato anche dai Visconti di Campiglia e, per tutto il XIII secolo, fu conteso tra senesi e orvietani. Questi ultimi lo occuparono nel 1303, e lo tennero per circa mezzo secolo.

Nella seconda metà del XIV secolo si ebbe poi una lunga contesa tra i conti Orsini di Pitigliano, eredi degli Aldobrandeschi, e la Repubblica di Siena, la quale, tra il 1415 e il 1430, riuscì ad entrarne in possesso. Nello Stato senese Piancastagnaio e il suo distretto furono aggregati amministrativamente, al Capitanato di Radicofani. Capoluogo di feudo granducale (nel 1600 i Medici infeudarono del paese i Bourbon del Monte) Piancastagnaio, con le riforme leopoldine, fu posto a capo dell'omonima comunità, diretta ascendente dell'odierno comune.

 

Sorto su un terreno in forte pendio, l'abitato di Piancastagnaio possiede un impianto urbano pressappoco circolare. Un tempo era dotato di fortificazioni, parzialmente demolite: rimangono alcuni tratti della cinta muraria con torri e le quattro porte di accesso.

Nel punto più elevato dell'insediamento, a lato della porta principale, s'innalza l'imponente Rocca, a pianta quadrangolare, che nasce da un alto basamento scarpato dal quale si elevano due torri. Una di esse, maggiore per altezza e solidità, costituisce il Cassero: ha la scarpatura ancora più elevata e, alla sommità, presenta, parzialmente rovinato, un apparato aggettante a beccatelli. L'altra torre si trova all'angolo opposto ed ha dimensioni molto più modeste.

All'interno del paese non mancano episodi architettonici tardorinascimentali - tra tutti il cosiddetto "Palazzo del Marchese", ossia Palazzo Bourbon del Monte, una imponente costruzione dei primi anni del Seicento, fatta erigere da questa nobile famiglia - anche se i caratteri dell'abitato sono tipicamente medioevali.

 

 
 
 
 

 

Nel 1996 è stata istituita la Riserva Naturale del Pigelleto, Il nome di questa Riserva deriva da 'pigello', termine con il quale veniva chiamato l'abete bianco o Abies Alba. L'Abies Alba è un albero con chioma a forma piramidale, il legno tenero e leggero di colore grigio scuro sulla corteccia e la sua altezza può arrivare anche sopra i 50 metri.
La Direzione, situata all'ingresso del Parco, è sede anche del Centro Didattico Ambientale attrezzato con laboratori d'istruzione e una struttura ricettiva attrezzata per l'accoglienza. E' possibile scoprire la ricchezza faunistica e della vegetazione inoltrandosi nei sentieri della Riserva.
Dal punto di vista faunistico, l'area è di notevole interesse per la presenza di caprioli, cinghiali e di molte specie protette, di rapaci diurni e notturni.

 

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Piancastagnaio: www.comune.piancastagnaio.siena.it

 

 

 
 
 
 

Piancastagnaio

Pictures

   
 
 
 

 
 
 
 

 
 

Piancastagnaio, la Rocca Aldobrandesca

Piancastagnaio, la Rocca Aldobrandesca

 
 
 
 

 
 

Piancastagnaio, la porta del Castello

Piancastagnaio, la Torre dell'Orologio

 
 
 
 

 
 

Piancastagnaio, uno scorcio del borgo

Piancastagnaio, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Piancastagnaio, il campanile della Pieve di Santa Maria Assunta

Piancastagnaio, interno della Pieve di Santa Maria Assunta