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Gli abitanti si chiamano: pientini.

Pienza

 
 

 

Da un sogno realizzato nasce Pienza.
Il sogno era quello di Enea Silvio Piccolomini che, divenuto Papa con il nome di Pio II, volle uno dei migliori architetti del Rinascimento - il Rossellino - per progettare e realizzare il prototipo universale di città ideale.
Ecco quindi la spiegazione dell'eleganza dell'impianto urbanistico, della presenza di un duomo così sontuoso, raffinato e luminoso, della bellezza indiscutibile dei palazzi che si affacciano sul brevissimo corso. Un atto d'amore studiato a tavolino, la perfetta unione tra il desiderio affettuoso di un figlio devoto e l'opera fantastica di un architetto illuminato.
Passeggiare per i vicoli, affacciarsi sulle piazze, è un'unica emozione continua che rimarrà impressa a lungo negli occhi e ancora di più nel cuore.
Pienza la "città" ideale, una terrazza che si apre sulla Val d'Orcia dove l'occhio insegue un mare di grano in un affresco vivo d'infinite percezioni.

Nel Medioevo il ruolo della val d'Orcia nella viabilità regionale, già notevole nell'antichità, si accrebbe per merito della via Francigena, che attraversava longitudinalmente la valle, incrociando gli antichi tracciati viari. La presenza della principale arteria per il traffico continentale dell'età di mezzo funse da catalizzatore per la vita economica e sociale, stimolando la crescita delle forze produttive. Da qui derivò l'incremento demografico e lo sviluppo urbano di taluni centri abitati, in primo luogo di quelli situati lungo la strada, il cui percorso si svolgeva pressappoco parallelamente ai confini occidentali dell'attuale territorio comunale di Pienza.
Notevole fu anche la diffusione degli "spedali", non soltanto lungo la Francigena, ma anche nei centri posti nelle vicinanze della strada. Ad esempio Monticchiello in cui, secondo i "Decimari" del XIII e XIV secolo, si trovavano tre spedali.
In prossimità dell'importante arteria era anche il grandioso complesso fortificato di Spedaletto, amministrato sin dal 1236 dallo Spedale della Scala di Siena, tuttora esistente e da tempo ridotto a fattoria.

 

 
 

 

Il clou della val d'Orcia è Pienza, il centro erede del Castello di Corsignano, elevato al rango di città, non in riconoscimento di una raggiunta dimensione urbana conseguente a un processo di crescita economica e demografica, bensì in virtù della volontà di un pontefice umanista che volle dare consistenza a un suo sogno: "lasciare un monumento di lunga durata a memoria delle proprie origini", e al tempo stesso dar vita a una realtà urbana che costituisse l'espressione più significante della cultura artistica del primo Rinascimento.
Nell'agosto del 1458 il cardinale Enea Silvio Piccolomini fu eletto papa col nome di Pio II: da questo evento scaturirono conseguenze imprevedibili per il Castello di Corsignano, che nel volgere di pochi anni non solo mutò completamente il suo assetto urbano, ma fu elevato a dignità cittadina divenendo sede di vescovado.

 

Il totale rifacimento del castello in cui Pio II era nato ed aveva trascorso gli anni della fanciullezza iniziò nel 1459, su "ispirazione" dell'umanista Leon Battista Alberti e sotto la direzione dell'architetto del papa, Bernardo Gambarelli da Settignano, detto il "Rossellino". Tre anni dopo i lavori erano già a buon punto: sicché, con la bolla del 13 agosto, il pontefice erigeva il castello a città, mutandogli il nome in Pienza, "ad memoriam nostri pontificalis nominis".
Oltre alla Chiesa di Santa Maria Assunta, che diverrà poi Cattedrale, al Palazzo Piccolomini, e agli altri edifici principali, Pio II fece costruire, sotto la direzione del Porrina, dodici case. Inoltre convinse vari privati e i cardinali Giacomo Ammannati, Francesco Gonzaga, Roderigo Borgia e il vescovo di Arras, a edificare anch'essi altrettanti palazzi nella nuova città in formazione.

 

Per la morte prematura del pontefice (1464), i lavori subirono un rallentamento e talune costruzioni rimasero incompiute. Tuttavia la cittadina continuò ad avere una certa importanza anche nella seconda metà del secolo, sia come centro amministrativo che come luogo di scambi. Poi, nel XVI secolo, Pienza dovette subire una serie di assedi e di devastazioni: nel 1502 ad opera del Valentino, nel 1553 durante la guerra di Siena, e infine nel 1555-1559, al tempo dell'effimera repubblica senese di Montalcino. Le mura, per gran parte ricostruite anch'esse nel Quattrocento, e rinforzate nel 1552, furono pressoché smantellate durante le ultime incursioni: il loro andamento pressappoco a figura rettangolare è tuttavia ancora leggibile, nonostante i rifacimenti e la frammentarietà conseguenti alle distruzioni cinquecentesche.

 

L'abitato, rimasto come cristallizzato nel tempo entro il perimetro delle mura, costituisce un esempio unico di sistemazione urbana quattrocentesca, realizzata secondo chiari concetti urbanistici che si rifanno alla città ideale della cultura umanistica.
Singolare è l'unità stilistica delle architetture, che testimonia anch'essa dell'esistenza, nel processo di formazione del tessuto urbano, di un disegno unitario e dell'azione coordinatrice del Rossellino, che Enea Silvio Piccolomini definì il primo architetto dei suoi tempi.

 

 
 
 
 

 

Dice proverbio: "nelle botti piccole c'è il vino buono", a Pienza ci si trova anche il formaggio.
Qui, dove la geometria si fa poesia, anche l'umile cacio non può esimersi dal tendere al sublime, trasformandosi in un gioiello, rara delizia dei sensi.
Il raffinato pecorino di Pienza all'apparenza può sembrare pecorino comune, tondo, liscio, la buccia bianca, la pasta giallina ma, già all'aroma, il nostro formaggio svela una personalità tutt'altro che ordinaria, diffondendo un avvolgente aroma di vinaccia, tannino e legno stagionato.
Nasce povero, da latte di pecore di razza sarda allevate allo stato semibrado, seguendo la normale trafila: pastorizzazione, coagulazione e rottura della cagliata che, acidificata e spurgata, è salata a secco. Ma ecco il colpo di scena: come nelle favole, il nostro umile cacio,rinchiuso per tre mesi in una "barrique" impregnata di nobili essenze, ne esce trasformato in un principe.
A Montefollonico si fa anche il "grande vecchio", ottimo pecorino (anche se il nome evoca tempi bui) così detto perché prodotto in pezzature grandi e invecchiato almeno dieci mesi, durante i quali è massaggiato con olio d'oliva.
Infine, per lasciare Pienza con la bocca dolce, è necessario cercare nelle sue botteghe gli "ossi di morto". Niente di macabro, si tratta di biscotti tipici del Senese fatti di farina, lievito, zucchero, albume e mandorle (simili perciò nella composizione ai "brutti boni" di Prato e Pistoia), noti anche col nome di "stinchi di morto" datogli nel Grossetano, dove talora si aggiunge profumo d'anice e, per la precisione, al nome corrisponde l'aspetto.

Qui a Pienza, invece, la forma è grezza, tondeggiante: l'impasto è lavorato in grossi cordoni tagliati a tocchi di 2-3 cm, appiattiti e cotti in forno.

 

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Pienza: www.comune.pienza.siena.it

 

 

 
 
 
 

Pienza

Pictures

   
 
 
 

 
 

Pienza


 
 

 
 

Pienza, uno scorcio panoramico della città

Pienza, uno scorcio del Corso Rossellino

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio della città

Pienza, uno scorcio della città

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio della città

Pienza, uno scorcio della città

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio di Palazzo Piccolomini

Pienza, uno scorcio della Cattedrale

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio della Cattedrale

Pienza, uno scorcio della torre dell'orologio

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio della città

Pienza, una vista della Val d'Orcia dalle mura

 
 
 
 

 
 

Pienza, la Cattedrale e il suo campanile visti dal lato delle mura

Pienza, una veduta di piazza Pio II con il Palazzo comunale e il Palazzo vescovile

 
 
 
 

 
 

Pienza, uno scorcio della città

Pienza, il Cortile

 
 
 
 

 
 

Pienza, il Cortile

Pienza, uno scorcio del Corso Rossellino

 
 
 
 

 
 

Pienza, interno della Cattedrale

Pienza, uno scorcio di piazza Pio II

 
 
 
 

 
 

Pienza, il pozzo del Rossellino antistante Palazzo Piccolomini

Pienza, il pozzo del Rossellino antistante Palazzo Piccolomini

 
 
 
 

 
 

Pienza, una veduta panoramica

 
 
 
 

 
 

Pienza, una veduta panoramica

 
 
 
 

 
 

Pienza, una veduta panoramica

 
 
 
 

 
 

Pienza, una veduta panoramica