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"Montepulciano
d'ogni vino è il re"

 

Nel celeberrimo ditirambo "Bacco in Toscana" (1685), Francesco Redi, medico, naturalista e letterato, nonché fervente adepto del dio dei pampini, passa in rivista ben cinquecento vini e, pur mostrando sincero apprezzamento per alcuni dei migliori nettari della Toscana, al termine della rassegna Bacco in persona, rivolto alla diletta Arianna, emette la propria irrevocabile sentenza:

 

"Bella Arianna con bianca mano
versa la manna di Montepulciano:
colmane il tonfano, e porgilo a me.
Questo liquore, che sdrucciola al core
o come l'ugula e baciami e mordermi!
O come in lacrime gli occhi
disciogliemi!
Me ne strasecolo, me ne strabilio,
e fatto estatico vo in visibilio.
Onde ognun, che di Lieo
riverente il nome adora,
ascolti questo altissimo decreto
che Bassareo pronuncia, e gli dia fé:
Montepulciano d'ogni vino è il re.


 

 
   

Anche se forse oggi, a detta degli esperti e con buona pace di Bacco, c'è qualche altro pretendente al trono, il "Vino Nobile di Montepulciano", uno dei cinque vini nostrani che, sin dal 1980, ha meritato la DOCG, è senza dubbio, per grazia, forza e aristocratica eleganza, uno dei migliori di Toscana, d'Italia e del mondo intero.

Campione dei vini d'uvaggio complesso nella disfida coi monovitigno capitanati dal Brunello di Montalcino, il "Vino Nobile di Montepulciano" nasce sui colli felici che attorniano la patria del Poliziano, a cavallo tra la val d'Orcia e la val di Chiana, fra i 250 e i 600 metri.

Se si trattasse di un abito di "haute couture", diremmo che il Sangiovese grosso - o Prugnolo gentile - ne è la stoffa sontuosa, mentre il Canaiolo nero è raso finissimo che ne fodera l'interno: e gli altri vitigni bianchi o rossi che possono concorrervi in modesta percentuale (Malvasia del Chianti, Trebbiano toscano, Grechetto bianco e Mammola) sono tocchi d'oro e porpora che ne esaltano la bellezza.
Con l'invecchiamento - due anni in fusti di rovere, tre per la riserva - il suo bel color granata può prendere toni aranciati, anche per la presenza di uve bianche: il profumo intenso si ammanta di viola mammola, il sapore asciutto, pieno e generoso si sposa magnificamente ad arrosti e selvaggina.
La denominazione "Rosso di Montepulciano Doc" designa vini nati dalle stesse terre e dalle stesse uve del Nobile, ma messi in commercio senza subire lo stesso invecchiamento, così da dare degna destinazione alla produzione in eccesso rispetto al disciplinare.

Dal color rubino vivace, di sapore asciutto e armonioso, è un elegante vino da tutto pasto, adatto a primi piatti al sugo, salumi e carni bianche e rosse.

Infine, dal suolo e dal clima della ( perla del Rinascimento non poteva non scaturire un altro gioiello, il "Vin Santo di Montepulciano Doc" che, nei tipi "Normale", "Riserva" e "Occhio di Pernice", oltre che per concludere gloriosamente il pasto, si raccomanda quale eccelso vino da meditazione.

Il tipo "Normale" e la "Riserva" i esigono Malvasia bianca, Grechetto bianco e Trebbiano Toscano, singolarmente o congiuntamente, in percentuale non inferiore al 70 per cento, con l'eventuale concorso di altri vitigni a bacca bianca non aromatici. Il colore - e non poteva essere altrimenti, per un gioiello - varia dall'oro all'ambra, l'odore è intenso e fruttato, il sapore ; rotondo e vellutato.

Il tipo "Occhio di Pernice", strutturato : sul Prugnolo gentile abbinato ad altri vitigni sino al 50 per cento, svaria dall'ambra al topazio: l'odore è ricco di sfumature, il sapore fine con retrogusto dolce.
 

 
   

IL Vino e il "bravio" delle botti

 

Oltre al "bruscello", ad agosto, a Montepulciano si svolge anche il "bravio delle botti".
Sfida fra contrade, il "bravio" si disputa in un clima accaldatissimo: non è una festa per i turisti, anche se i partecipanti al "bravio" sfoggiano pittoreschi costumi trecenteschi e tutta la città è come imbellettata dei colori degli antichi tempi. Si tratta di una gara che accende tutta la popolazione, il cui spirito contradaiolo ha radici antichissime.
Vince chi, spingendo una botte di ottanta chili per le ripide strade cittadine, arriva per primo in piazza Grande. Il "bravio" è rinverdito in questi ultimi tempi, ma si tratta in effetti di una gara antichissima, di cui si parla già negli statuti comunali del 1337.

Allora si correva a cavallo il 29 agosto, giorno di San Giovanni Decollato, patrono della città.

Era una corsa pericolosissima: molti fantini, nelle viuzze sconnesse, cadevano e morivano per la gloria della contrada.
E perciò fu deciso dì abbandonare i cavalli e di sfidarsi rotolando le botti, in omaggio al vino locale.

Un grande vino che così veniva cantato da Sante Lancerio, il cantiniere di papa Paolo III:

"E perfettissimo tanto il verno che la state, et meglio è il rosso la state, io ne sono certo. Tali vini hanno odore, colore et sapore et volentieri Sua Santità ne beveva, non tanto in Roma dove gli erano portati i fiaschi, ma ancora a Perugia".