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Gli abitanti si chiamano: radicondolesi.

Radicondoli

 
 

 

Posto sul versante settentrionale delle colline metallifere, il territorio comunale di Radicondoli ne occupa il tratto orientale, giungendo in Valdelsa, anche se la maggior parte di esso occupa l'alta valle del Cecina fino all'altezza di Monteguidi.
Fin dall'epoca etrusca il territorio appartenne a Volterra nella cui diocesi lo troviamo ancora nel Medioevo.
Le testimonianze più antiche conosciute su Radicondoli sono collegate alla chiesa battesimale di S. Simone. Nel 1156 il vescovo di Volterra, Galgano, confermò al pievano di Radicondoli il possesso della chiesa e di alcune rendite ecclesiastiche: poiché il privilegio si richiama ad atti dei predecessori di Galgano, sino al vescovo Bosone, così la pieve di Radicondoli dovrebbe risalire almeno alla metà del secolo X.
Del castello non ci sono notizie prima degli inizi del '200; sembra che sia stato edificato tra il 1209 e il 1213 - non è chiaro se ex nuovo o, come appare più probabile, sulla base di una precedente struttura fortificata - su un poggio già detto di San Cerbone.
Certamente nella fondazione ebbero parte i conti Aldobrandeschi, nel cui dominio il castello appare compreso nell'atto di divisione del 1216.

Altrettanto certo è che in quest'epoca Radicondoli era già una comunità popolosa e importante, con una propria organizzazione comunale.

 

 

 

 

Il 2 ottobre del 1221, gli Aldobrandeschi strinsero un impegnativo patto di societas et firma amicitia con il Comune di Siena, promisero di far aderire al giuramento di alleanza anche le autorità comunali di Grosseto, di Belforte e di Radicondoli; contemporaneamente, si obbligarono a versare ai Senesi un censo annuo di 25 marche d'argento, e stipularono che in caso di inadempienza i castelli di Radicondoli e di Belforte sarebbero passati sotto la giurisdizione di Siena. Pochi giorni dopo gli uomini di Radicondoli e di Belforte ratificarono questa sorta di ipoteca, giurando che se gli Aldobrandeschi non avessero rispettato i patti con Siena - in particolare quello relativo al censo annuale - essi avrebbero posto i due castelli a disposizione dei Senesi e avrebbero fornito loro le prestazioni di natura signorile già dovute ai conti.

L'ipotesi si verificò pochi anni più tardi: nel 1230, poiché i conti non avevano corrisposto il censo delle 25 marche, un procuratore del Comune di Siena entrò a Belforte e a Radicondoli, compiendo atti di formale presa di possesso e facendosi albergare nei due castelli.

 

L'occupazione senese non fu durevole, e nel 1237 Radicondoli e Belforte erano tornati in possesso degli Aldobrandeschi, che prestarono adesso un nuovo giuramento di fedeltà al Comune di Siena; anche questa volta i due castelli furono ipotecati a garanzia dell'osservanza del patto.
Nella fase dell'egemonia ghibellina in Siena, tra il 1260 e il 1269, Radicondoli e Belforte furono oggetto di particolare attenzione da parte delle autorità cittadine; occupati dai Guelfi, insieme con Monteguidi, i castelli furono riconquistati dai Senesi al cui comando era Provenzano Salvani, che ne ebbe poi il possesso per i pochi anni del suo predominio nel governo comunale.
Radicondoli fu nel medioevo un centro popoloso ed economicamente importante. Al giuramento del 1221 presero parte oltre 250 capifamiglia, tra i quali erano fabbri, calzolai ed altri artigiani. Nel '300 Radicondoli fu uno dei pochissimi castelli in cui si strutturasse compiutamente una corporazione di lanaioli, della quale ci è rimasto un interessante Statuto in lingua volgare. Agli inizi del '400 risalgono i più antichi Statuti comunali giunti sino a noi.

 

 
 
 
 

 

I boschi (querceti, castagneti e cedui) coprono per quasi il 60% il territorio comunale, costituendo una fonte di ricchezza sia per l'utilizzazione del taglio, sia per la bellezza paesaggistica che caratterizza tutta la zona alta collinare. Interessante anche l'idrografia: il comune è attraversato dal fiume Cecina e dal torrente Pavone; dal Poggio Casalone (723 m) nasce il torrente Feccia, che si arricchisce, sempre entro i confini, delle acque di alcuni corsi minori. L'economia è legata alla terra e oltre alla silvicoltura sono fiorenti la pastorizia e l'agricoltura; altre attività economiche sono rappresentate da alcune piccole aziende artigiane e commerciali. Il futuro sviluppo di Radicondoli è però segnato dal turismo.
Il verde dei boschi e i dolci declivi delle colline si prestano poi allo sviluppo dell'agriturismo: sono stati ripristinati vecchi casolari e disegnati affascinanti itinerari naturalistici da percorrere a cavallo, a piedi o in mountain bike. In questi ultimi anni, poi, Radicondoli ha cercato con un certo successo di costruirsi una immagine diversa anche in campo culturale, con una 'sua' estate densa di interessanti appuntamenti artistici, musicali, teatrali e letterari.
Interessanti sono i resti delle fortificazioni medievali; castello assai sviluppato in senso Est-Ovest le cui mura sono ben leggibili a oriente dove emergono due torrioni, degradati e rimaneggiati, uno a filo della cinta muraria e l'altro arretrato; su questo lato si conserva una delle tre porte che si aprivano sulle mura, in arenaria, con arco a tutto sesto sormontato da un apparato in mattoni con piombatoi su beccatelli. All’interno delle mura numerosi edifici medievali, prevalentemente gotici. Particolare attenzione merita la Pieve Vecchia, o chiesa della Madonna, di origine medievale, con dipinti di Pietro di Domenico e una Madonna col Bambino attribuita a Lippo Vanni. Nel territorio si trovano altri castelli come Frosini, Belforte e Montingegnoli.

 

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Radicondoli: www.comune.radicondoli.siena.it

 

 

 
 
 
 

Radicondoli

Pictures

   
 
 
 

 
 

Radicondoli

 
 
 
 

 
 

Radicondoli, resti delle antiche mura

Radicondoli, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Radicondoli, uno scorcio del borgo

Radicondoli, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Radicondoli, uno scorcio del borgo

Radicondoli, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Radicondoli, la Collegiata dei Santi Simone e Giuda e il campanile

Radicondoli, la Chiesa del Crocifisso