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della tradizione popolare senese

 
     
 

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Questa pagina è una sommaria raccolta di quel variopinto mondo di personaggi fantastici che hanno fatto parte, e ancora ne fanno parte, della tradizione popolare della Provincia di Siena. Fantasmi di personaggi storici, figure di pura invenzione, animali immaginari nati per trastullare i bambini o tenerli lontani dai pericoli, ombre ricorrenti in determinati luoghi più o mono sinistri.

Queste figure, siano esse paurose o scherzose, hanno tutte lo straordinario fascino della fantasia, capace, con creazioni fantasmagoriche, di divertire e far ripercorrere i luoghi familiari in una sorta di itinerario del batticuore.

 

 
     
 

 

 

 

 
 
 
 

Anime del Limbo -

Erano così chiamati un tempo in Toscana quei vermi luminosi che appaiono di notte negl'interstizi dei muri a secco, nelle crepe dei costoni rocciosi. Si dicevano Anime del Limbo : quindi timidi spiriti infantili, saliti dal loro luogo ultramondano a spiare nella notte e a "prendere una boccata d'aria". Era uso raccomandarsi a loro con una preghiera, in particolare per ritrovare le cose perdute. Infatti nei buchi dei muri spesso si ritrovano cose, arnesi, oggetti ritenuti smarriti, ma che qualcuno vi ha appoggiato o nascosto, dimenticandosi di riprenderli. Voleva la credenza che fossero proprio le Anime del Limbo a nasconderle e a farle ritrovare alle porte delle loro "case" a quanti mostravano loro ossequio e devozione.

 
 
 
 

Babao -

II Babào è uno spettro che non ha mai fatto niente di male a nessuno. Sta di solito dentro i luoghi bui, dove non è dato di sapere. A volte sembra che emetta dei suoni strani e disarticolati che intendono solo gli adulti, mentre i bambini si sforzano inutilmente di sentire.
Corrisponde anche a una forma astratta della paura generica: Attento al Babào.... Hai paura del Babào?....
Si chiama anche Baubàu e Bau Bau ed è uno spettro nazionale.
Si usa per spaventare i bambini anche l'espressione: C'è un cane nero...Attento al cane nero!

 
 
 
 

Balla Candelora -

Nella terra di Castiglioncello del Trinoro, nei pressi di Sarteano (Siena) ci sono le rovine d'un'antica chiesa sommersa ormai dalla vegetazione del bosco. In certe notti, passando vicino si ode un coro di gente ubriaca, scatenata che ripete una specie di nenia di cui le uniche parole comprensibili sono: Balla Candelora.
Si dice che un tempo una banda di gaudenti si ritrovasse nella chiesa per balli e gozzoviglie e si eccitassero tutti quanti cantando: Balla Candelora. Una notte, eccitati e lascivi più del solito, videro aprirsi il pavimento e tutti precipitarono nella voragine tra fuoco e fiamme, mentre tutto l'edificio rovinava restando per secoli sotto un mucchio di rovine.

 
 
 

Il Barone di Ferro -

Con quello che fu il soprannome di Bettino Ricasoli, è chiamato comunemente il suo fantasma che appare nel Castello di Brolio, nel Chianti.
Il Ricasoli, presidente del governo provvisorio della Toscana, fu poi successore di Cavour. Morto il 3 ottobre 1880 fu sepolto nel suo castello di Brolio.
La leggenda lo vuole attaccato alla vita e ai suoi possedimenti che non ha voluto lasciare, per cui continua ad aggirarsi nella notte, coperto da un mantello nero, sopra un cavallo bianco. Spesso corre di galoppo andando a dissolversi in un muro, talvolta sparisce per i boschi; ovvero si sente il passo del cavallo nelle stanze. Delle apparizioni si è occupata la stampa e ve ne sono anche molti testimoni.

 
 
 
 

Basilisco -

Da parola greca che significa "piccolo re" deriva quella latina Regulus di uguale significato. Nella campagna toscana i contadini chiamano regolo o serperegolo il basilisco. Talvolta si indica con serperegolo un serpente immaginario che ha più di cento anni. Si tratta d'un rettile favoloso di cui parla già Plinio (Storia naturale Vlll, 21) e fu creduto animale portentoso nel Medio Evo, da S. Gregorio Magno che chiama il regolo "Re dei serpenti" (I Morali, XV), da Brunetto Latini che riferisce come nella testa dell'animale sia nascosta una pietra da alcuni identificata come rubino, da altri come diamante. Avendo uno sguardo fulminante si doveva cacciare con uno specchio per cui, riflettendovisi i suoi occhi mortiferi, il basilisco si uccideva incenerendosi. Si descrive col capo di gallo, o di falco, con una cresta rossa (o d'oro) il corpo di rettile tozzo e squamoso, la coda di serpente e due o quattro zampe di rapace. La grandezza è incerta: si indica per lo più la dimensione d'una robusta gamba d'uomo.
Il Bestiario di Cambridge afferma che può essere ucciso solo da una donnola, che lo strano mostro abita in luoghi deserti, uccide gli uccelli in volo incrociandoli con lo sguardo e può dare la morte anche soltanto con un terribile sibilo. Nella tradizione popolare è un animale fantastico che assume particolarità diverse secondo i luoghi: ha o non ha zampe, ha coda biforcuta o meno, è più grande o più piccolo. Talvolta diventa regolo il serpente molto vecchio e grosso. In genere nasce da un uovo deposto da una gallina (nera) il giorno di Natale o da un gallo in quale, allorché diventa vecchio, comincia a deporre uova. Se un uovo viene covato da una biscia, nasce il basilisco. Per il significato, il simbolo e le sue misteriose connessioni naturali e cosmiche, v.: G. Lisi, Il Regolo, LEF, Firenze 1979.

 
 
 
 

Cerchio delle Streghe -

Si chiama così la fungaia, che si trova spesso nei prati disposta in cerchio, tipica figura nella quale ama disporsi il fungo prataiolo (Psalliota campestris).
Si credeva un tempo che questi funghi mangerecci crescessero sotto i passi delle streghe che andavano nelle notti a danzare in cerchio: nessuno osava mangiarli, come se avessero chi sa quale malia, e ancora oggi qualcuno non osa cogliere i funghi del cerchio delle streghe.

 
 
 
 

La Chioccia d'Oro -

Il potente Re Porsenna si fece costruire a Chiusi (o forse nelle vicinanze) una grande tomba sormontata da cinque piramidi con in cima "un globo di bronzo e un unico petaso dal quale pendevano campanelli tenuti con catene, che, agitati dal vento, spandevano i suoni che si udivano da molto lontano" (Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 13).
Nei sotterranei di questo mausoleo, che Plinio vuole sotto la città di Chiusi, Porsenna fece scavare un grande labirinto e là dentro si fece seppellire in un cocchio d'oro trainato da dodici cavalli d'oro insieme a una Chioccia con cinquemila pulcini tutti d'oro.
Certe notti, come si narra, la Chioccia esce sfolgorante dalla terra portandosi dietro uno sciame brulicante di piccole luci dai bagliori dorati: è la Chioccia d'oro di Porsenna che fa pascolare i suoi piccoli nei campi, nei boschi intorno a Chiusi.
Non è da escludere che la leggenda adombri un mito legato a divinità della luna e delle stelle.
Veramente Chiusi ha nel sottosuolo un serie di cunicoli e gallerie, detta il Labirinto di Porsenna, su cui nei secoli si è studiato, favoleggiato, indagato con ricerche e scavi (v.: F. Fabrizi, Chiusi: Il Labirinto di Porsenna - Leggenda e realtà, Calosci Ed., Cortona 1987).
La Chioccia d'Oro con i pulcini è un tesoro di cui si favoleggia in molti luoghi ed esiste realmente, come la Pitta di Teodolinda nel Duomo di Monza. Pare che sia un simbolo longobardo: il re e i duchi, la regina con le sue provincie... Quella di Monza è, a dire il vero, d'argento dorato.

 
 
 

Chiusini -

Propriamente sono gli abitanti di Chiusi, ma nel Senese sono conosciuti come esseri misteriosi che arrivano la sera a far chiudere gli occhi ai bambini, per il gioco di parole tra il termine Chiusi e chiudere, chiuso: stesso gioco che con pisolare probabilmente ha dato luogo al termine Pisani, con uguale significato.

 
 
 
 

Il Fantasma dell'Orto Botanico -

L'Orto Botanico di Siena, fuori della Porta all'Arco, è teatro delle gesta d'una Fantasma che ha avuto l'onore d'essere protagonista d'un pezzo teatrale, rappresentato con successo. L'autore, Giulio Cogni, è stato testimone delle imprese di questo spettro, dato che abitava vicino all'Orto. Non mancano altre testimonianze, precise e attendibili, di sferragliare di catene, focherelli accesi nella notte, apparizioni in lunghi mantelli, fuochi fatui che corrono, sbattere di porte, lanci di pietre contro coloro che davano la caccia. Gli fu anche sparato contro, ma il Fantasma non parve accorgersene. Il periodo di massima attività pare sia stato, quello degli anni Cinquanta; furono fatte sedute spiritiche, nelle quali, l'evocato, ha riferito d'essere un certo Giacomo, detto Giorno; altri pensano che si tratti d'un certo Andrea Ardengheschi, morto nella battaglia di Montalcino, dopo aver infranto un voto fatto a Sant'Andrea. Una leggenda vuole che sia il custode d'un tesoro sepolto nell'Orto un frate camaldolese, che aveva sotterrato il tesoro del suo convento per sottrarlo ai soldati di Napoleone, fattosi poi uccidere piuttosto che rivelare il suo segreto.

 
 
 
 

Il Fantasma della Fonte -

Nel territorio di Castiglion d'Orcia, nei pressi della macchia di Scargeto e Montelaccio, si trova una sorgente detta la Fonte del Fantasma.
Qui, sull'imbrunire, appare una figura umana, di normale statura, che guarda con occhi sfavillanti. All'avvicinarsi d'un passante gli occhi si fanno di fuoco e la figura diviene gigantesca, fino ad assumere dimensioni spaventose. Anche gli uomini più coraggiosi a un certo momento se la danno a gambe; le bestie, come asini, porci, si voltano e scappano precipitosamente, con rantoli di paura, fuggendo tanto lontano che poi è difficile ritrovarle.

 
 
 
 

Farfalla, della Fortuna -

In Toscana è la farfalla bianca che nelle notti estive entra dalla finestra e prende a svolazzare intorno al lume. Anche con altri nomi, quale Agnelella in Abruzzo, la farfalla del lume è indicata universalmente come segno di fortuna ed è in genere di colore bianco.
In realtà non si tratterebbe d'una farfalla: secondo la tradizione popolare sono le Anime del Purgatorio che per una concessione straordinaria tornano alle loro antiche case per rivedere i propri cari, portando loro tutto il bene che possono. Talvolta, opportunamente accolte e pregate, fanno sognare i numeri del lotto.
Con il semplice termine Fortune in Italia Centrale si indicano comunemente animali che si considerano incarnazioni di anime benefiche: la farfalla della Fortuna, la Lucentola a due code, i Millepiedi in genere, ma in particolare la Scutigera Coleoptrata che si scopre di notte correre rapida sui muri delle baracche o delle abitazioni.

 
 
 

Gattomammone -

Il Gattomammone è un brutto animale spaventoso che frequenta luoghi solitari, in particolare di notte, cercando soprattutto bambini cattivi da mettere sotto i denti.
Alcuni dicono che somigli a un grosso gattaccio, altri invece sostengono che ha la forma d'uno scimmione, forse perché anticamente si dava questo nome a una scimmia, che non è stata poi identificata esattamente, ma sembra una delle specie dei macachi.

 
 
 
 

Gherarda -

Una misteriosa figura di donna fa le sue apparizioni durante la notte presso il Prato della Contessa, tra Castel del Piano e S. Fiora, sopra una dorsale del Monte Amiata in provincia di Grosseto a circa 1400 metri d'altezza. Si dice che sia Gherarda degli Aldobrandeschi, contessa di Cana, vissuta ai tempi dei tempi e innamorata di Alberto, feudatario di Chiusi. I due innamorati usavano ritrovarsi presso un bellissimo prato che fu detto per questo "della Contessa". Anzi la contessa Gherarda lo fece ampliare con un taglio di piante e c'è un magnifico albero secolare che si chiama il Faggio della Contessa.
Le visite di Gherarda al suo prato e al Convento d'Abbadia S. Salvatore dovettero però interrompersi dato che la famiglia la costrinse a sposare Orsino, conte di Pitigliano. Pare tuttavia che gli amanti continuassero a trovarsi talvolta nel magnifico prato, favoriti dall'oscurità della notte. Anche dopo la morte la contessa Gherarda ritorna nel luogo della sua felicità. Dicono alcuni che talvolta si vede camminare con lei un bellissimo giovane che la tiene per mano.

 
 
 
 

Manonera -

Spauracchio di caratteristiche imprecisate che si usa per allontanare i bambini dai pericoli: - Non andare fuori che è buio c'è la Manonera che ti porta via. Più che a un fantasma o a un brigante la fantasia popolare si rifà spesso a una vera e propria grande mano nera che porta via.
Manonera è stato (il nome e l'impronta nera d'una mano) il simbolo di varie organizzazioni segrete, terroristiche, alcune a carattere politico, altre di tipo delinquenziale. Operarono sulla fine del secolo scorso in Spagna, poi agli inizi di questo secolo in Sicilia, negli Stati Uniti (dove la manonera uccise nel 1909 il poliziotto Petrosino), e quindi terribile fu la manonera serba che combattè l'Impero Austroungarico.
Attentati, vendette, mistero, terrore dettero della manonera l'immagine d'un potere onniveggente, onnipresente, che raggiunge chiunque, in ogni luogo, senza pietà.

 
 
 
 

Marròca -

La Marroca è una figura fantastica conosciuta nel senese, in particolare a Montepulciano. E' un essere ripugnante, pauroso, tra una grossa biscia e un lumacone spropositato che sta nei luoghi oscuri dove stagna l'acqua, nelle fogne, facendo sentire la sua voce paurosa nel gorgoglio del mulinello.
La Marroca serve soprattutto a spaventare i bambini cattivi, o almeno quelli che ci credono ancora, e sono sempre meno.

 
 
 

Il Mazzi -

Presso Cosona, piccolo villaggio con la grande villa Forteguerri, nelle vicinanze di Pienza (Siena), si aggira un fantasma detto il Mazzi. Si vuole che sia stato un coltivatore, proprietario del podere, che non ha voluto lasciare dopo la morte, avvenuta probabilmente nel secolo scorso.
Lo spopolamento della campagna ha attenuato il prestigio notevole di cui godeva. La sua anima inquieta si aggira nella notte per la campagna, prendendo forme biancastre grandi come una vacca. Talvolta invece, munito d'una lanterna, sale sopra un cipresso a spaventare i passanti.
Il giorno crea vortici di vento in mezzo ai quali gira portando in aria il fieno steso nei campi e disperdendolo intorno.
Quasi ogni fatto strano e inspiegabile, ogni apparizione, era un tempo attribuita al Mazzi che oggi però ha meno estimatori.

 
 
 
 

I Monaci della Badia di Coltibuono -

Nella Badia di Coltibuono, nel Chianti, ex monastero vallombrosano abbandonato dai religiosi da oltre un secolo, certi Monaci continuano ad abitare ancora, andando in processione e cantando nella Chiesa l'ufficio e le funzioni.
Molti li hanno sentiti o visti, dando testimonianze precise, tanto che ormai i Monaci sono divenuti figure familiari anche se non si fanno sentire o vedere da tutti.
Il fenomeno è particolarmente avvertito il 19 gennaio, festa del Beato Benedetto Ricasoli, là sepolto, sulla cui tomba i religiosi usavano recarsi un tempo in processione.
Questa terra di miracoli custodisce, tra l'altro, un enorme agrifoglio, nato dal bastone di S. Giovanni Gualberto che lo conficcò in terra facendolo germogliare (v.: R. Macucci, Selvole, un villaggio nel Chianti tra cronaca e storia, Studium Editrice, Roma 1987).

 
 
 
 

Muglione (o Pescebue) -

Mostro favoloso, per metà pesce e per metà bue, che si udiva mugghiare nelle balze della Montagnola, alle sorgenti del torrente Luco, vicino al Castello di Rosia, sette miglia circa da Siena.
I muggiti del Pescebue erano interpretati un tempo come segni di prossima carestia, avverte il Gigli nel Vocabolario Cateriniano.
Dalla sorgente intermittente potrebbero provenire rumori, originati da pozzi sotterranei che si riempiono e si vuotano con l'alternarsi di periodi piovosi a tempi di siccità. Infatti anche anticamente si diceva che il muggito fosse "prodotto dal vento racchiuso ne' vuoti sotterranei di quella rupe".

 
 
 
 

Mulinelli -

Se vedete un mulinello di vento e polvere fate bene attenzione e fuggite perché può essere un vortice di diavoli e streghe, creato per portare in aria animali o persone.
In genere gli spiriti dei mulinelli non sono malintenzionati e si accontentano di fare uno scherzo: una persona può ritrovarsi improvvisamente in un luogo lontano e deserto. Se per disgrazia poi lo spirito del mulinello è maligno lascerà cadere il malcapitato per terra dopo averlo sollevato nel cielo.
Di solito i Mulinelli nascondono nel loro nodo un Folletto che solleva in alto le cose trasportandole altrove. Spariscono così grano, fieno, legna tagliata per riapparire nascosti in fosse o macchie del bosco, oppure nei campi dei vicini, provocando sospetti e liti.

 
 
 

Occhiomalo -

In Toscana è il mostro che si nasconde nel fondo dei pozzi nelle cui acque non si deve guardare con troppa insistenza. Infatti così facendo si vede aprire lentamente un grande occhio verde che alla fine, prende tutto lo specchio d'acqua. L'occhio è tanto ammaliatore che chiama chi lo guarda a gettarsi nell'acqua e a qualche poveretto è accaduto di non saper resistere e cadere affogando.

 
 
 
 

Ombre Bianche di Campaldino -

Nella pianura di Campaldino dove si svolse la famosa battaglia tra guelfi di Firenze e fuoriusciti fiorentini alleati con gli aretini, si vedono nella notte aggirarsi ombre evanescenti e pallide che si vuole siano dei cadaveri insepolti dell'antica strage che avvenne l'il giugno 1289.
Varie sono le leggende legate a questa diceria, anche se gli avvistamenti si vanno facendo sempre più rari.

 
 
 
 

Omino della rena -

Nel Senese è l'Omino del Sonno, Sabbiolino che passa la sera a gettare sabbia, rena negli occhi dei bambini.

 
 
 
 

Omino di bronzo -

Figura scherzosa della tradizione toscana e regioni vicine. E' uno spauracchio da bambini, tra il serio e il faceto. Va in giro di notte con una mazzetta, anche questa di bronzo, e fa un rumore pesante di passi. Le mamme ai bambini, che non vogliono dormire, o vogliono uscire, battono, senza farsi vedere, con lo zoccolo in terra, o col mestolo dietro la porta e dicono: - Senti? Senti? C'è l'Omino di Bronzo giù che cammina e prende tutti quelli che trova.

 
 
 

Orologio di San Pasquale -

Fenomeno detto anche Orologio della Morte, Veglia, Oriolino.
Si tratta d'un picchiettio secco, con colpi in rapida successione, a intervalli regolari, rumore che ricorda vagamente il toc-toc-toc dell'orologio, che si ode particolarmente durante le notti estive nelle travi, nei vecchi mobili. Non pochi sostengono che provenga anche dai muri, ma si tratta probabilmente di effetti acustici o rumori trasmessi attraverso travi, travicelli, correnti murati.
La tradizione attribuisce a questi rumori presagi negativi, addirittura annuncerebbe una prossima morte; raramente però si parla anche di fortuna.

Assai diffusa in Italia è la credenza che si tratti d'una figura misteriosa: S. Pasquale che, con il suo bastone, batterebbe dei colpetti al fine di avvertire chi si trova in pericolo di morte di mettersi nella Grazia di Dio.
S. Pasquale Baylon è un santo spagnolo (1540-1592) assai caro alla devozione popolare, invocato particolarmente dalle donne per un buon matrimonio.
Fu in gioventù pastore analfabeta, poi autodidatta, e quindi "teologo dell'Eucarestia", argomento su cui ha lasciato trattati assai celebrati.
Intorno a questa figura molte sono le credenze popolari, suggestive, ma di pura fantasia (V. anche: Pietre di S. Pasquale).
In realtà il fenomeno dell'Orologio è dovuto a un coleottero della famiglia degli Anobidi, il Xestobium rufovillosum che scava gallerie nel legno vecchio. Non più lungo d'un centimetro, si aggira nel suo labirinto finché nel periodo dell'accoppiamento comincia ad emettere il richiamo, quasi un segnale d'alfabeto Morse, al quale risponde la femmina. Il suono è ottenuto percuotendo le pareti della galleria con la corazza o le mandibole. Si hanno diverse generazioni annuali e una trave infestata da questi coleotteri può in breve annunciare la morte di intere famiglie anche numerosissime.
Il collegamento di questo fenomeno con presagi di morte pare antichissimo; lo stesso nome anobide (che rivive) si riferisce al suo strano comportamento: un volta preso, simula, con l'immobilità, ritraendo arti e antenne, la morte; comportamento strano per chi vive nel buio di caverne. Il fenomeno ancora non è stato ben spiegato.

 
 
 
 

Pietre di San Pasquale -

San Pasquale dal cielo scaglia talvolta delle pietruzze delle quali si ode il rumore, ma non si riesce mai a ritrovare il sasso che l'ha provocato. Quando si sta parlando di qualcosa, se si ode il lieve rumore d'un sassolino che cade o si muove, certamente il fatto di cui si parla si avvererà. Se si ode nel silenzio, vuoi dire che il Santo avverte di qualche pericolo.
S. Pasquale da piccolo faceva il pastore e usava tenere in tasca alcuni sassi, col lancio dei quali allontanava gli animali dai pericoli. Salendo alla gloria eterna, dopo la santa morte, portò, come usava da bambino, i sassi nella tasca che, in Paradiso divenne inesauribile. Così S. Pasquale, guardando gli uomini dall'alto dei cieli, lascia cadere una pietra accanto a chi sta commettendo un errore o un peccato per avvertirlo e distoglierlo dal pericolo.
Il fenomeno della caduta o della pioggia di pietre è piuttosto frequente nelle vicinanze dei vulcani come il Vesuvio o lo Stromboli e proverrebbe da materiale trascinato in alto dai gas d'eruzione. In altri casi si hanno piogge dovute a caduta di meteoriti, come quella che descrive Giorgio Santi avvenuta sul villaggio di Cosona (Pienza) il 16 giugno 1794 (v.: G. Santi, Viaggio al Montamiata, vol. III, Pisa 1806).

 
 
 
 

Le statue parlanti -

A Sud-Est di Montepulciano si trova un notevole rilievo a forma approssimativa di tronco di cono chiamato Totona (forse da Mons Latonaé). Dentro le sue viscere una leggenda vuole che si trovi la tomba del Re Porsenna che sarebbe il fondatore (improbabile) di Montepulciano.

A custodia del favoloso tesoro funebre vi sono, secondo antiche dicerie, colossali statue che nella notte affiorano dalla terra spaventando gl'incauti che s'avvicinano. Coloro che senza paura e senza essere notati hanno spiato il portentoso fenomeno hanno sentito i colossi parlare tra loro in una lingua sconosciuta, talvolta invece in italiano ottenendo utili profezie sulle cose a venire.
Il luogo, forse per la presenza sull'altura d'un antico tempio, ha fatto affiorare nei secoli frammenti di colonne e di statue, interi simulacri, per cui era detto un tempo ad Statuas.

 
 
 

Lo strascico della Regina -

Nei pressi di Sarteano si mostra uno scoscendimento brullo completamente privo di vegetazione che scende dritto lungo un rilievo, quasi segno d'una continua frana. In fondo, un abisso porta il nome di Buca del Diavolo.
Nei pressi del Castello delle Moiane si odono grida e un frusciare di seta con altri rumori che consigliano chi passa a tirare di lungo e allontanarsi prima possibile.
Vuole la leggenda che una regina di un buio e imprecisato secolo barbarico, signora di quelle terre e dal nome di Dorilla, aspettando un mattino l'abate di Spineta che doveva dire la messa, si spazientì. Infatti, dovendo partire per la caccia, vedeva il tempo migliore per trovare la selvaggina perdersi nell'indugio. Per dileggio e offesa allora vestì essa stessa i paramenti sacri mettendosi a dire la messa, tra le risa dei cortigiani. Giunta ad alzare il calice all'offertorio, un serpente orribile balzò fuori dal calice e crebbe rapidamente fino a diventare un drago smisurato.
La regina spaventata a quella vista, prese a fuggire incalzata dal mostro che la spinse a gettarsi per la balza lungo la quale volò trascinandosi dietro il manto, e questo, toccando la terra, la rese per sempre sterile, mentre in una tempesta di tuoni il castello rovinava fino all'ultima pietra. (V.: C. Bologni - S. Franceschini, Sarteano, Sarteano 1980).

 
 
 
 

Vecchiaiola -

In Val di Chiana è una strega che sta dentro un mulinello di vento.

 
 
 
 

Il vento -

In diverse parti d'Italia c'è un luogo preciso dove tira sempre vento: d'estate è una brezza piacevole, d'inverno un soffio gelido o vi si avvertono continue raffiche violente.
Una leggenda, con cento particolari diversi, spiega la ragione di questo fatto.
A Firenze si dice che il Vento e il Diavolo s'incontrarono per le balze di Pratomagno e si salutarono:
- Ciao Diavolo.
- Ciao Vento.
- Dove vai?
- A Firenze.
- Anch'io.
- Facciamo un po' di strada insieme?
Così si misero in cammino parlando del più e del meno. Arrivati a Firenze il Diavolo disse al Vento:
- Ho da sbrigare una questione da nulla con i canonici del
Duomo, mi aspetteresti un momento? Vado e torno.
- Vai pure disse il Vento. Io t'aspetto qui.
Legò il cavallo al recinto del Campanile di Giotto e si sedette sugli scalini del Duomo.

Il Diavolo trovò parecchio da fare con i canonici e tanto ebbe da parlare e accordarsi che andò con loro a cena, e poi fu loro ospite e dopo ebbe tanto da fare che si dimenticò del Vento che è ancora lì: ogni poco si alza e gira di qua e di là, si è stufato d'aspettare, si rimette a sedere e soffia.
A Montepulciano il Vento sta in attesa in Piazza Grande ormai da secoli e non si muove di lì per tutto l'anno. Aspetta il Diavolo che è andato a parlare col Vescovo e non è più tornato.

 
 
 
 

La volpe d'oro -

Nei pressi di Poggibonsi, presso l'antico castello di Strozzavolpe, nelle notti di luna piena si può incontrare nei boschi una volpe tutta d'oro, il cui splendore è abbagliante e, quando fugge nel bosco, appare e scompare con bagliori tra i cespugli e le piante.
E' uno spettro antico, innocuo, anche se terribile. Si vuole che Bonifacio, marchese di Toscana, o chi per lui, iniziando la costruzione del castello, non riusciva a portare avanti i lavori a causa d'una terribile volpe che attaccava chiunque si avvicinasse alla cima della collina. La cosa andò avanti un pezzo finché lo stesso marchese non riuscì a prendere l'animale al laccio.
Un astrologo predisse che il castello sarebbe durato tanto quanto il corpo della volpe, per cui il marchese fece colare nella gola della bestia oro fuso per quanto ve ne entrò, poi ordinò che tutto fosse murato dentro le mura del castello.
Nei secoli però accadde che un oprante, scavando nei sotterranei, trovò la Volpe d'Oro, ma non poté farne nulla: tre armigeri, apparsi improvvisamente gliela presero e la sotterrarono di nuovo non si sa dove, nella cinta del castello. E la Volpe d'Oro continua ancora ad aggirarsi per i boschi nelle notti di luna piena.

 
 
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