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Dall'VIII e fino al XIV secolo e oltre la più importante strada della Toscana, nonché una delle maggiori in Europa, fu la Via Francigena o Romea, che conduceva dal canale della Manica e Roma lungo un percorso di 1600 chilometri. L'origine della strada in Toscana va ricercata nella necessità da parte dei Longobardi di poter disporre d'un itinerario alternativo, fra quello costiero dell'Aurelia (impaludato, insicuro e sotto il controllo bizantino) e quello orientale della Via Cassia.
All'inizio la strada fu chiamata "del monte Bardone", ossia dell'attuale passo della Cisa, ma con il dominio dei Franchi assunse il nome di Francisca o Francigena.


La strada con il passare degli anni divenne la grande via europea dei pellegrini che, a piedi, si recavano nella Città Eterna. Lungo il percorso furono creati numerosi ospizi, nei quali i pellegrini e i viandanti erano accolti e rifocillati da ordini religiosi. Accanto agli "spedali", sorsero chiese, abbazie e castelli e si svilupparono centri abitati: lungo la Via Francigena si possono osservare splendidi esempi del romanico in Toscana, come la chiesa abbaziale di Sant'Antimo presso Montalcino.
La straordinaria affermazione di Siena nel Medioevo si deve principalmente alla posizione della città lungo la Francigena. Siena disponeva di trenta ospizi (spedali) all'interno della città e un'altra cinquantina nei 20 chilometri intorno all'abitato: lo Spedale di Santa Maria della Scala divenne uno dei centri di ricovero più importanti d'Europa.
La Via dei Pellegrini, fra piazza del Campo e piazza San Giovanni, rappresenta un tratto della via Francigena in città.


Lasciata Siena la strada seguiva il tracciato della Cassia toccando Monteroni d'Arbia, Ponte d'Arbia, Buonconvento e San Quirico d'Orcia fino ad arrivare a Abbadia San Salvatore e Radicofani.
L'esatto percorso della Via Francigena c'è noto attraverso il diario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che si recò a Roma nel 990: nel prezioso documento sono descritte le 80 tappe compiute, le soste, i guadi e i passaggi obbligati.
Sul versante sud del territorio senese, lungo le crete e tra i verdi campi della Val d'Orcia, non mancano le testimonianze di fede e di cristiana solidarietà offerte dalla Francigena. Agli inizi del XIII secolo quando la civiltà feudale, tendenzialmente chiusa e autosufficiente, aveva esaurito il proprio scopo principale di difesa del territorio dai pericoli esterni, si apriva una nuova era, "l'Era dei mercanti".


L'antica via dei pellegrini si affollò da ricchi e potenti banchieri, da ogni sorta di commercianti, da signori e da prelati che la percorrevano da un capo all'altro. Testimone importante di questo periodo fu Ghino di Tacco, il quale, dal suo castello di Radicofani, taglieggiava con gran cura abati e mercanti, vescovi e nobili, purché di sonante pecunia.
Nell'alto Medioevo le strade furono abbandonate a se stesse e la loro manutenzione, in sostanza, non fu più attuata: la larghezza media era di tre metri, il fondo in terra battuta e il selciato esisteva soltanto in prossimità dei centri abitati più ricchi, il tracciato era tortuoso e con forti pendenze. I corsi d'acqua venivano superati con qualche piccolo ponte ma nella maggior parte dei casi vi erano guadi non praticabili nella cattiva stagione.

 

 

 

   

 

 

 

 

Il tratto Valdesano, cioè della Val d'Elsa (con tutta la sua varietrà di tracciati) era una delle tappe obbligate del percorso (nel senso che si moltiplicarono zone di ricovero, per ritemprare il corpo e lo spirito!)

Questo per vari motivi, tra cui la presenza del fiume Elsa e del torrente Staggia che spesso tracimava; la vicinanza del confine 'caldo' con Firenze(sempre in lotta con Siena); il pericolo di malviventi e di assalti.

In alcuni punti esistono ancora resti di tracciato medievale.

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

La Via Francigena a Siena

La fortuna di Siena, diversamente dalle altre maggiori città toscane, è essenzialmente medievale e legata alla presenza della Via Francigena, che vi è attestata fin dai più antichi ricordi di questo percorso.

Se Siena, a cavallo tra Duecento e Trecento, raggiunse dimensioni urbane degne dei maggiori centri europei di allora, lo deve al fatto di essere stata "figlia della strada".

Nella pianta della città, in rosso, il tracciato della Via Francigena.

 

 

 

 

 

Da Siena a San Quirico d'Orcia.

Uscita da porta Romana, la Via Francigena si dirigeva verso sud lungo una direttrice che coincide in larga misura con l'attuale ss.2, sulla quale prospettano ancor oggi antichi ospedali.

La strada costeggia la via Cassia con continui saliscendi sui crinali e arriva a Ponte a Tressa e poi alla Grancia di Cuna, immenso granaio fortificato medievale appartenuto allo Spedale del Santa Maria della Scala, la principale attrattiva storica di questo tratto. Di seguito attraversava Monteroni d'Arbia, Quinciano, fino ad entrare nel paese di Ponte d'Arbia. Superato il fiume Arbia, entrava nel borgo medievale di Buonconvento, tipica 'città-strada' lungo la via Francigena. Uscita dal borgo, risaliva la valle dell'Ombrone fino a Torrenieri; qui attraversava il paese fino alla chiesa di Santa Maria Maddalena. Citato da Sigerico con il nome di Turreiner, era importante per la posizione vicina al guado del torrente Asso, affluente dell'Orcia, e per questo dotata di un ospedale fortificato e da un castello.  Oltrepassato il ponte sul torrente Asso, iniziava a salire con tornanti la collina, fino ad arrivare a Bellaria e quindi verso il paese di San Quirico d'Orcia con la sua stupenda Collegiata.

 

 
     
   

 

 

 

Da San Quirico d'Orcia a Radicofani.

Oltre San Quirico la strada medievale si discostava dall'attuale ss.2, stando ai resti di un ponte sull'Orcia più ad est dell'attuale, ma non è da escludere che per Vignoni la strada scendesse direttamente a Bagno Vignoni, località termale assai apprezzata nel medioevo.

Superato il fiume Orcia la strada saliva verso la Rocca d'Orcia, costeggiando il paese di Castiglione d'Orcia, sul quale svetta il castello Aldobrandesco. Riscendendo verso la vallata, percorreva un ambiente collinare molto suggestivo passando per le Briccole, antico ospedale e stazione citata da Sigerico come Abricula. Attraversato il torrente Formone, risaliva il crinale fino alla rocca di Radicofani.