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Gli abitanti si chiamano: trequandini.

Trequanda

 
 

 

 

Oscura è l'origine del toponimo Trequanda, che taluni fanno derivare da terra quandam, altri dal nome dell'eroe etrusco Tarkun, Tarconte, più che altro sulla base di una certa assonanza tra i due vocaboli e per l'esistenza di numerose altre testimonianze dell'antichità che il territorio conserva a livello toponomastico, riferendoci sia ai nomi di luogo per i quali può essere prospettata una derivazione etrusca (Cennano, Sicilie, Tena).


Del resto l'antichità d'insediamento della zona è attestata anche dai ritrovamenti archeologici, specie da quelli di Gamberaia, Belsedere e Castelmuzio (Podere Tomba e Fondo Perugini), che hanno portato alla scoperta di resti di insediamenti etruschi fra i quali sepolture a camera con iscrizioni e suppellettili del III secolo a.C, tombe con urnette del III-I secolo a.C..

 

 

 

 

 

Le prime notizie scritte (inizio del Duecento) ci presentano Trequanda tra i castelli posti sotto la signoria degli Scialenghi Cacciaconti.
Nell'ultimo quarto del XIII secolo, entrata a far parte del contado senese, Trequanda servì da base ai fuorusciti ghibellini, in lotta con il governo guelfo della città. Poi, nel 1301, assieme al vicino Belsedere, il castello fu venduto per 18.000 lire a Musciatto Franzesi, che in quegli anni, col fratello Albizzo, andava investendo in proprietà terriere gli enormi guadagni accumulati in Francia con la mercatura.
Annesso allo Stato mediceo, il castello fu fatto sede di una podesteria, comprendente i "popoli" di Trequanda, Farnetella, Montisi, Montelifré, Petroio, Rigomagno e Scrofiano. Nel 1777, con la trasformazione della podesteria in comunità, la nuova circoscrizione amministrativa perse i "popoli" di Rigomagno e Scrofiano, aggregati alla Comunità di Sinalunga.

Altre modificazioni territoriali si ebbero nel 1833, allorché fu riunito a Trequanda il "popolo" di Castelmuzio, e, dopo l'Unità d'Italia, con la costituzione dell'odierno comune, che venne privato delle frazioni di Montisi e Montelifré.

 

L'abitato è disposto intorno all'antico Castello dei Cacciaconti, di cui sono ancora leggibili le mura con le tre porte di accesso, Porta a Sole, Porta a Leccio e Porta Buggea, e la Rocca, a pianta trapezoidale, innestata alla cinta muraria. All'interno emerge la duecentesca Chiesa dei Santi Pietro e Andrea: una costruzione romanico-gotica, con pianta a croce latina, la cui facciata è rivestita a bozze di pietra bianche e giallo-brunicce che formano un singolare motivo a scacchiera. La chiesa, coperta con ampie volte a crociera costolonate, conserva un trittico di Giovanni di Paolo ed alcuni affreschi quattro-cinquecenteschi, tra cui una Trasfigurazione del Sodoma, una Madonna con Bambino in terracotta attribuita al Sansovino.

 

A circa due chilometri da Trequanda, lungo l'antica strada che collegava Chiusi a Siena transitando per Asciano, il toponimo Podere La Pieve segna il luogo dove era la vetusta plebes S. Andreae in Malcenis; alcune archeggiature e un fonte battesimale a immersione, già usato per abbeveratoio, rappresentano le uniche testimonianze dell'edificio plebano, ricordato sin dall'VIII secolo nella controversia che vide di fronte, per secoli, i vescovi di Siena ed Arezzo per il possesso di diciannove chiese battesimali ai confini tra le due diocesi.
Sempre nei dintorni di Trequanda, in corrispondenza dell'attuale frazione di Colle, era poi un eremo, ricordato nei "Decimari" pontifici del XIII-XIV secolo come Ermitorium S. Egidii de Querciola. I resti del romitorio, che fu abitato da San Bernardino e da San Giovanni da Capestrano, e la Cappella sono inglobati in una Villa cinquecentesca.

 

Gli Scialenghi Cacciaconti possedevano nel distretto di Trequanda altri due castelli: Petroio e Castelmuzio. Il primo, ricordato sin dal 1166 tra le località di pertinenza di quella consorteria comitale, già sul finire del XII secolo appare in qualche modo sottomesso al dominio senese, che si realizzerà però compiutamente a metà del Duecento, con l'insediamento di un castellano di nomina cittadina.

Tipico insediamento di altura, Petroio, oltre ai resti di un'ampia Cinta muraria che racchiudeva tutto l'abitato, conserva, al vertice della collina su cui risiede, due Torri ed alcuni Edifici duecenteschi che si caratterizzano per l'accuratezza del loro rivestimento murario a filaretti.

A Petroio nacque fra Brandano (al secolo Bartolomeo Carosi), morto nel 1554, famoso per le sue profezie e per i suoi detti, entrati a far parte del patrimonio culturale del mondo contadino.

 

Chiamato in passato "Castel Moczo" e divenuto poi, letterariamente, "Castel-Muzi" (anche se non si può escludere del tutto una originaria derivazione dal personale latino Muttius), Castelmuzio, dopo essere passato dagli Scialenghi al comune di Siena, divenne possesso patrimoniale del senese "Spedale della Scala", che vi acquisì anche diritti giurisdizionali, in seguito venduti ai Piccolomini.

L'attuale frazione del comune di Trequanda nella disposizione degli edifici che compongono l'abitato ha conservato il ricordo della sua struttura castellana, peraltro testimoniata da residui della cerchia muraria. Nella chiesa del castello fu trasferita da Pio II la sede battesimale, già posta nell'antica Pieve di Santo Stefano a Cennano, ancora esistente a circa un chilometro dal paese.
 

 
 
 
 

 

Il territorio del comune di Trequanda si estende in un ambiente naturale molto ben conservato, ricco di boschi di leccio, querce e un'eccezionale varietà di essenze mediterranee. L'agricoltura fornisce prodotti tipici di altissima qualità come un olio di oliva ad acidità quasi nulla, vino, pecorino, salumi e miele.

 

"Questo territorio non è per caso un'oasi intatta, fortunosamente superstite a due passi dalla bolgia convulsa delle città e dalla calamità del traffico. Non è un miracolo spontaneo di conservazione, di equilibrio, di accordo tra l'uomo, le sue opere e la natura, che si perpetua da sé, senza sforzo, al riparo da ogni conflitto. Se questo resta un luogo di silenzio, di pace, di ritmi lenti, rarefatti, persino quando il ferragosto rugge e sferraglia, è perché c'è stata la sensibilità e la precisa volontà necessarie a proteggerlo. Anche qui, come ovunque, serpeggiano minacce, rischi, incurie: ma a contrapporsi c'è un'attenzione costante e amorevole perché nulla si deteriori, si imbruttisca, si perda, si distrugga; e ciò che, malgrado tutto, nel tempo è stato deteriorato, imbruttito, perduto, venga restituito alla sua primitiva bellezza. Per me, questo è il luogo d'elezione. Vi sono ospite e me ne sento responsabile, insieme a tutti quelli che lo abitano, per scelta o per nascita. Ma anche chi lo visita, o vi soggiorna, per poco tempo o per molto, lo elegge a sua dimora. E l'affetto, la cura, il rispetto con cui lo maneggerà, contribuiranno a trattenerne o ricomporne lo smalto: prendersi cura dei propri luoghi del cuore, più che un dovere, è un autentico piacere."                

 

( Estratto da: TREQUANDA & DINTORNI - Testo di Elena Giannini Belotti - Editrice Donchisciotte)

 

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Trequanda: www.comune.trequanda.si.it

 

 

 
 
 
 

Trequanda

Pictures

   
 
 
 

 
 

Trequanda

 
 
 
 

 
 

Trequanda, una veduta panoramica del borgo

Trequanda, il torrione del Castello dei Cacciaconti

 
 
 
 

 
 

Trequanda, Porta al Leccio

Trequanda, Porta al Sole

 
 
 
 

 
 

Trequanda, uno scorcio del borgo

Trequanda, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Trequanda, uno scorcio del borgo

Trequanda, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Trequanda, la Chiesa dei Santi Pietro e Andrea

Trequanda, la Chiesa dei Santi Pietro e Andrea

 
 
 
 

 
 

Trequanda, la torre campanaria

Trequanda, la torre campanaria

 
 
 
 

 
 

Trequanda, uno scorcio del borgo

Trequanda, un tratto delle mura

 
 
 
 

 
 

Trequanda, uno scorcio del borgo

Trequanda, uno scorcio del borgo

 
 
 
 

 
 

Trequanda, una veduta panoramica della frazione di Castelmuzio

Trequanda, la Pieve di Santo Stefano a Cennano a Castelmuzio

 
 
 
 

 
 

Trequanda, la Pieve di Santo Stefano a Cennano a Castelmuzio

Trequanda, la Pieve di Santo Stefano a Cennano a Castelmuzio

 
 
 
 

 
 

Trequanda, veduta sulla Val d'Asso