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Le cartoline relative ai vari comuni del senese, presenti nella pagina, provengono, per il 90%, dal sito: https://www.ilpalio.org/

     

 

   

Un po' di storia

Così discreta, diretta ed immediata la cartolina illustrata ci accompagna da più di un secolo.

Riguardo alla sua origine, le notizie sono piuttosto scarse e talvolta discordanti: pare comunque che la sua data di nascita, in Italia, sia da collocare intorno al 1870. Donna con ali di Farfalla con i colori della bandiera Italiana.

 

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’espandersi dell’industria e del commercio, fece aumentare sempre più il bisogno di comunicare in modo rapido, sicuro, efficiente e diretto.

Per soddisfare questo bisogno gli utenti avevano a disposizione solo il servizio postale e quello telegrafico, ma quest’ultimo era notevolmente costoso e veniva perciò riservato a comunicazioni di grande importanza e per cui serviva grande celerità.

Il servizio postale, invece, aveva ormai raggiunto un alto grado di efficienza e permetteva l’invio ed il ricevimento di lettere pressoché ovunque.

Naturalmente, scrivere una lettera presupponeva l’applicazione di un insieme di regole abbastanza ferree: foglio di carta di buona qualità, possibilmente doppio; busta (che stava entrando in uso generalizzato proprio in questo periodo); composizione dell’indirizzo con la corretta indicazione dei titoli che spettavano al destinatario; formule di cortesia nell’apertura e nella chiusura del testo. A volte, tutte queste regole si scontravano con l’esigenza di velocità, brevità e schiettezza di comunicazioni che le corrispondenze d’affari, od anche quelle sempre più frequenti fra amici, chiedevano con insistenza.

 

I tempi erano ormai maturi per rivoluzionare il sistema delle comunicazioni.

Infatti nel 1869 l’Austria, prima al mondo, su proposta di un suo dirigente postale, Emmanuel Hermann, mise in commercio, il 1° ottobre di quell’anno, una “Korrespondenz-Karte”. Si trattava di un cartoncino rettangolare, che da un lato recava l’impronta a stampa di un francobollo e lo spazio per l’indirizzo; dall’altra non vi era nulla, e lo spazio era tutto a disposizione per il testo.

Si trattava di una novità veramente rivoluzionaria da più punti di vista. Prima di tutto il costo: una cartolina costava 2 centesimi, mentre affrancare una lettera ne costava 5, cioè più del doppio; in più, si risparmiava anche sul costo della carta da lettere e della busta (in un epoca in cui anche pochi centesimi facevano la differenza). Poi vi era la semplificazione dello scritto: visto lo spazio limitato, si potevano eliminare tutte le farraginose formule d’apertura e di chiusura, e limitarsi a comunicazioni essenziali, d’affari o di brevi saluti.

Certo, c’era uno scotto da pagare, e cioè la perdita del segreto epistolare, che era stato per secoli la principale caratteristica della lettera. Il pubblico però si abituò presto, selezionando i testi che potevano essere inviati per cartolina e quelli per cui era necessario continuare ad usare la lettera.

Il nuovo oggetto di corrispondenza venne accolto benissimo dal pubblico, che cominciò ad usare in massa questo nuovo economico mezzo di corrispondenza. Anche chi normalmente non scriveva, perché non se lo poteva permettere o non era molto bravo, approfittò dell’economicità e della semplicità del nuovo mezzo per farlo.

 

Visto il grande successo, già dal 1870 altri Stati l’adottarono. In lingua italiana la “Korrespondenz-Karte” venne dapprima chiamata “carta da corrispondenza”, traducendo letteralmente il nome austriaco, ma ben presto il nome cambiò in “cartolina di corrispondenza” nei territori italiani d’Austria, e “cartolina postale” in Italia, dove il nuovo oggetto entrò in uso il 1° gennaio 1874. In Italia costò 10 centesimi, contro i 20 della lettera, cioè la metà, e quindi un po’ di più che in Austria.

 

A questo punto, vista l’innegabile comodità del nuovo servizio, anche l’industria privata cominciò a produrre e proporre sul mercato cartoncini da spedire per posta, di dimensioni simili a quelle delle cartoline di Stato, naturalmente senza l’impronta a stampa del francobollo. Alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento iniziò invece la diffusione di cartoncini con un lato occupato da illustrazioni, soprattutto disegni di località: cioè quegli oggetti che oggi chiamiamo “cartoline illustrate”. La loro diffusione era limitata perché a quel tempo i regolamenti postali ammettevano alla tariffa ridotta solo le cartoline di Stato; quelle dell’industria privata, se portavano qualsiasi scritta oltre la firma, dovevano pagare la tariffa della lettera, e ciò era naturalmente un grosso deterrente.


Alla fine degli anni Ottanta questa limitazione cadde in quasi tutti gli Stati (in Italia nel 1889, in Austria più o meno nello stesso periodo) e la cartolina illustrata conobbe un grande sviluppo. Invero, vi era un’altra limitazione data dai regolamenti postali, che non bloccò la diffusione delle cartoline ma ne condizionò la forma: le regole internazionali obbligavano a riservare completamente il verso del cartoncino all’indirizzo, senza poter aggiungervi alcunché. I saluti e i testi del mittente dovevano per forza essere scritti dal lato dell’illustrazione, e quindi questa non ricopriva l’intera superficie, ma lasciava un po’ di spazio bianco in basso e a destra, perché il mittente potesse scrivere (con una calligrafia minuta!) quello che desiderava.
All’incirca nel 1895 i disegni delle località, spesso a colori, vennero affiancati da vedute fotografiche delle città, dei monumenti, dei borghi e dei paesaggi, e si arrivò quindi alla cartolina illustrata classica. Le differenze rispetto a quelle d’oggi erano il formato (mediamente 9×14 centimetri, contro i 10×15 di oggi), la fotografia in bianco e nero anziché a colori, un lato riservato solo all’indirizzo e l’immagine che non riempiva interamente lo spazio del cartoncino ma lasciava spazi bianchi per il testo.
Le cartoline illustrate di questo genere furono diffuse e prodotte in tutti i paesi, ma soprattutto in Germania ed in Austria. Portavano quasi sempre l’indicazione “Gruss aus…” (cioè “saluti da…”) seguita dal nome della località, ed oggi “Gruss aus” è il nome con cui i cultori delle cartoline chiamano questi modelli. Per quelle di produzione italiana l’indicazione era “Saluti da…”.
Le fotografie erano ottenute con le tecniche dell’epoca, che avevano bisogno di lunghi tempi di posa; le “istantanee” erano rare e difficili, e per questo motivo le cartoline di quest’epoca non raffigurano quasi mai persone. Dal 1898 alla fine della prima guerra mondiale: è stato calcolato che in quel periodo nel mondo occidentale circolarono 140 miliardi di cartoline.

 

All’inizio del Novecento cambiò ancora il regime postale delle cartoline. In tutto il mondo, il pubblico usava spesso apporre solo la propria firma e spedirle come stampe, anziché come cartoline, pagando solo 2 c. o 5 c. (la tariffa delle stampe per l’interno o per l’estero) anziché 10 c. (la tariffa delle cartoline per ambedue le destinazioni; le tariffe erano pressoché identiche ovunque). Tra il 1904 ed il 1907 – ma soprattutto nel 1905 – le varie amministrazioni postali decisero d’intervenire, stabilendo una nuova tariffa ad hoc, di valore intermedio (normalmente 5 c.) per le cartoline con soli saluti e firma (quelle con testo epistolare avrebbero continuato a pagare 10 c.). Come contropartita per gli utenti, ammisero la possibilità di divedere a metà verticalmente il lato dell’indirizzo, lasciando lo spazio di sinistra per il testo e quello di destra per l’indirizzo, com’è adesso.

 

Ciò ebbe due conseguenze importanti. La prima fu che l’immagine dall’altro lato poté occupare tutto lo spazio disponibile, anziché lasciare un po’ di spazio vuoto per il testo, e si arrivò così a cartoline del tutto simili alle attuali, salvo che per il formato un po’ più piccolo e l’uso del bianco e nero anziché del colore.

L’ultima grande rivoluzione nel campo delle cartoline illustrate avvenne all’incirca nel 1930, quando nuovi accordi internazionali ammisero la produzione e l’utilizzo per posta di cartoline di un formato più grande: al posto dei 9×14 centimetri, gli attuali 10×15.
Si era arrivati alla cartolina com’è ora, soprattutto quando, a partire dagli anni Sessanta, entrò in uso generalizzato il colore.