| |
Brandano, al secolo
Bartolomeo Carosi, nacque ( si citano altre date circa la sua
nascita: 1480 - 1486 - 1488 - 1490 ) a
Petroio, un paese nel Comune di
Trequanda a pochi chilometri da Sinalunga.
Nacque da una famiglia di contadini, nel dominio di
Siena, presumibilmente nel 1488; il padre aveva nome Savino, la madre
Meia, diminutivo di Bartolomea, e Bartolomeo fu chiamato egli stesso al
battesimo.
È incerto se il cognome Carosi o Garosi, con il quale furono conosciuti
i suoi discendenti, tra i quali il pittore Ansehno, nipote di Brandano,
fosse già in uso al tempo di questo. Il soprannome di Brandano, con il
quale fu noto durante la predicazione e che rimase nella tradizione
orale e scritta, ha incerto significato: forse derivò dai brandelli di
cui andava vestito, oppure si riferiva alla sua notevole robustezza.

Contadino, ammogliato e con figli, si era trasferito dal paese nativo a
quello vicino di Monte a Follonica (Montefollonico). Le prime notizie
databili su di lui derivano da una autobiografia, dettata sul finire
della vita ad un seguace, l'agostiniano Giovanni Battista "ex Fonte
Blando", relativa agli anni dal 1526 al 1535 p. appunto nella quaresima
del 1526 che fissava la sua conversione, occasionata dall'ascolto di una
predica del minore osservante Serafino da Pistoia, da una vita di "grandissimo
bestemmiatore, disubidiente alli divini precetti, grandissimo giocatore,
pieno d'ogni vizio e finalmente disprezzatore del mio dolce Giesù",
ad una missione di predicazione per "riprendere
e chiamare a penitenzia el misero et ostinato peccatore annunciandoli
grandissima pestilentia e fame ".
Seguirono le solite manifestazioni dell'investitura
celeste, le visioni di Cristo, della Madonna, dei santi, non senza
qualche contributo infemale, e finalmente la concessione, su richiesta
del penitente ed annunziate da "uno intrinzico dolore", delle "sante
stimmite"
Brandano iniziò la propria predicazione nello stesso
Monte a Follonica, continuandola nei paesi vicini: il suo passaggio è
ricordato per questo periodo a Celle, a San Casciano, a Radicofani, dove
i suoi apocalittici annunzi di sciagure furono salutati da solenni
bastonature o da clamorose beffe, non tali tuttavia da scoraggiare il
nuovo profeta dall'intrapresa missione; sin dal principio, del resto,
egli trovò folle disposte a commuoversi alle sue allucinate invettive,
ad ascoltare le sue drastiche esortazioni, a riscontrare nella
drammatica realtà dei tempi le sue doti profetiche.
Queste contrastanti accoglienze gli furono riservate
con puntuale alternativa in tutto il corso della sua predicazione
itinerante, durata circa un decennio, il periodo cioè ricordato
nell'autobiografia.
Da questa e da altre fonti contemporanee il passaggio
di Brandano è ricordato a Roma, a Narni e a Siena nel 1527; a Orvieto e
forse a Camerino nell'anno successivo; a Volterra nel 1529, ancora in
Toscana nel 1530; nel 1531 ad Atri; a Bologna e a Modena nel 1532; e
negli stessi anni, ripetutamente, a Loreto in pellegrinaggio a quel
santuario, e in Spagna, a quello di Santiago de Compostela: qui fu
presumibilmente nel 1530, nel quale anno lo si ricordava a Madrid;
nell'anno successivo, quando era segnalato a Saragozza; nel 1532,
allorché passava per Bologna e Modena guidando al santuario gallego una
nutrita turba di pellegrini, oltre che in un periodo diverso della sua
vita, nel 1539 a quanto pare predicò anche in Germania, "più con la
croce che con la voce", peraltro, come ricorda nell'autobiografia, e
dove avrebbe anche polemizzato con molti luterani".
Veste una tunica fino al ginocchio, porta un
crocifisso con due Marie, una testa di morto sotto il braccio ed urla a
tutti quelli che incontra: "il gastigo di Dio è
vicino" ed ancora "fate del bene che
la morte viene".
Portato da un prete esorcista gli disse: "esorcizzate
voi medesimo io sono già stato esorcizzato da Nostro Signore"
Tanto per inquadrare il personaggio:
- A Roma riempì un sacco di ossa di morto entrò in San Pietro e ai
cardinali dette un osso per uno dicendo: "ad
ognuno tocca a rodere il suo"
- Papa Clemente medici lo fece incarcerare a più riprese, fu anche
gettato nel Tevere legato dentro un sacco da alcuni soldati, ma il
giorno seguente tornava ad urlare: "Attenti la
morte viene".
- Un corriere postale, che lo aveva visto a Roma poco prima di partire,
lo rivide il giorno dopo a Siena:
"o l'hanno potato gli angeli o il diavolo"
- Giunse in un luogo e disse: "silenzio il
palazzo casca..." e il palazzo cascò dopo pochi giorni
- A San Gusmè disse: "quante più vigne
pianterai, più il vino caro beverai"
- A Santa Vittoria 20 perone che scavavano per trovare l'acqua gli
chiesero quanto dovevano scavare "affondate
bene perchè fra poco l'averete tutte ad empire di ossa di morto":
alcuni giorni dopo avvenne proprio in quella zona una sanguinosa
battaglia con alcune migliaia di morti.
- A Roma un soldato gli divise la spalla con una
sciabolata lui la raccolse ci mise della terra, la bagnò con un po'
d'acqua e se la riattaccò...ecc.
Le sue profezie di sventura gli valsero non soltanto
la venerazione, ma anche la sopravvivenza di detti popolari tramandati
dal XVI secolo in poi. Sono molte le storie popolari e le espressioni
che vengono attribuite al “beato” o al “poro” Brandano,
tra cui si fatica a distinguere la sua attività da predicatore da ciò
che il folclore locale ha attribuito alla sua figura in fase successiva.
Le sue profezie in rima erano facili da ricordare, simili ai proverbi
popolari: “Siena Siena, metti la Signora nel
cervello, se no andrai in bordello”; “Guai
a te, Siena, quando i tuoi lupi porteranno il campano e i monti
scenderanno al piano”; “Siena, Siena, incomincia ad arrivare
la piena” erano tutti riferimenti profetici dell’invasione spagnola a
opera dei Medici.
Anche a Roma si fece notare per le sue profezie: “Roma,
Roma, da qui a poco sarai doma” anticipava il sacco di Roma, mentre
“Lume, lume, il papa non vede più lume”
e “Non più Medici, siamo tutti sani”
anticipava la morte di Papa Clemente VII (Giulio de’ Medici).
La più specifica profezia di sciagura rivolta alla
corte papale è una delle più famose: “Bastardo
sodomita, per i tuoi peccati Roma sarà distrutta. Confessati e
convertiti, perché tra 14 giorni l’ira di Dio si abbatterà su di te e
sulla città”.
Oltre ai Medici, i bersagli preferiti delle invettive di Brandano erano
gli spagnoli, soprattutto nel suo periodo senese. “Don
Diego tu questa tela l’ hai ordita male, ti mancherà il ripieno, perché
Iddio te la taglierà e non la finirai” diceva sulla
costruzione della Fortezza.
Il suo patriottismo verso la Repubblica senese
risulta evidente anche nelle invettive lanciate contro Giulio III: “Io
vi avviso Santo Padre, anzi Pastore, che voi non pigliate impresa contro
la città vecchia di Siena, che è città dell’alta Reina che l’ha guardata
e guarderà, e chi contra ci verrà malcontento se ne partirà”.
Accanto alle predicazioni di Brandano e alle sue reprimende nei
confronti delle autorità esistono una serie di motti, detti popolari e
profezie che si sono tramandate nelle campagne, mischiandosi alla
religiosità popolare e alla controversa figura del beato di Petroio.
Ancora oggi, in Valdichiana è dintorni, è possibile imbattersi in
anziani contadini che recitano a memoria le profezie attribuite a
Brandano: “Quando le macchie saranno giardini
sarà un vivere d’ assassini” oppure “Quando
le carrozze cammineranno senza cavalli, sarà un mondo di travagli”.
Morì nel 1551 a 68 anni. La salma fu esposta nella chiesa di S. Martino
a Siena...
- venne un contadino al quale Brandano aveva promesso di parlare di un
certo affare.
Si lamentava perché non aveva mantenuto la parola e
così Brandano si girò dalla sua parte e gli parlò nell'orecchio per tre
quarti d'ora poi tornò ad essere morto...
La chiesa, che avrebbe dovuto subire un restauro, crollo in parte ed il
corpo di Brandano non fu più trovato. Con ciò si avverava la sua ultima
profezia "il mio corpo non sarà trovato fino
alla fine del mondo".
|
|