Sorge su un colle di fronte al "Poggio Bonizio" nei pressi di Poggibonsi dove fu iniziato, e mai portato a termine, il progetto Mediceo della costruzione di una fortezza ("Fortezza dell'Imperatore") e di una nuova città fortificata.
E' probabile che sia da identificare con questo luogo lo "Scoriavolpe" attestato in un documento dell'Abbadia a Isola del 1154.
Posseduto almeno dal 1318 da Benuccio dei Salimbeni e da i suoi nipoti, il castello fu venduto verso la fine del secolo agli Adimari di Firenze.

Il castello conserva ancora l'originaria cinta muraria di forma irregolare con muratura che, almeno in parte, sembrerebbe autentica; qualche arciera nei pochi punti non coperti dalle piante che la circondano.
L'ingresso è alla base di una torre, del tutto rifatta in stile nella parte alta, con una porta ad arco tondo, alla quale si accede con ponte levatoio.
Una rampa porta al grande spiazzo interno, al cui centro sorge il "palazzo" del quale resta in pratica soltanto il volume, reso ormai illeggibile dei numerosi rifacimenti.
Lungo il perimetro varie costruzioni più tarde.

Strozzavolpe, come tutti i castelli che siano degni di portare questo nome, ha le sue belle storie di fantasmi e spiritelli vari.
A partire dallo spirito di un animale. Ma non di un animale qualunque. Quello che si aggira nei boschi che circondano il castello nelle notti di luna piena è lo spettro della volpe che, secondo la tradizione, avrebbe dato il nome all’edificio. Si racconta che, quando un nobiluomo (che la leggenda identifica con Bonifacio, marchese di Toscana) si accinse ad edificare la fortezza, ebbe la sgradita sorpresa di trovarsi di fronte l’opposizione di una grossa e malefica volpe, talmente feroce da riuscire a mettere in fuga, non solo i muratori, ma persino i suoi cavalieri, armati di tutto punto. Fu l’inizio di una lunga e faticosa lotta che durò fino a quando lo stesso Bonifacio, con l’inganno riuscì ad uccidere l’animale stregato con un laccio (e “strozzando” letteralmente la volpe).
La volpe che durante le notti di luna piena abbandona il suo nascondiglio e si mette a girovagare per i boschi del circondario.

Celebre è il fantasma che sospira tristemente soprattutto nella cosiddetta “camera rossa”. Pare si tratti dello spirito triste della giovanissima e bella Cassandra Franceschi, la quale venne sorpresa dal marito, ser Giannozzo da Cepparello, in compagnia di un avvenente paggio in atteggiamenti che definiremmo inequivocabili sul letto situato proprio di questa stanza. Erano altri tempi. L’offeso consorte non trovò allora di meglio che murare vivi i due amanti in una stanza del castello, facendoli crudelmente morire di fame. Non mancandogli, tuttavia, un certo qual senso dell’umorismo, si mise a banchettare allegramente e rumorosamente nella sala attigua fino a quando ritenne che la sua vendetta fosse compiuta. Per ironia della sorte, la stanza nella quale Cassandra ed il suo amato morirono di stenti, è stata successivamente trasformata in cucina. Si tratta forse solo di una leggenda, ma è pur tuttavia vero che, di tanto in tanto, in occasione di lavori, le segrete dei castelli restituiscono lo scheletro di qualche giovane donna.

Tornando al castello di Strozzavolpe, altri spiriti popolerebbero quella parte del complesso che è nota come “casa delle monache e dei frati”, perché anticamente vi venivano ospitati i religiosi di passaggio, con il tradizionale corredo di rumore di catene trascinate, colpi violenti sui muri, porte e finestre che sbattono, e così via. Il maniero vanta, infine, un altro record. Stando alle voci e alle leggende, ogni castello della Penisola, per quanto diroccato, conserverebbe un favoloso tesoro, spesso custodito da feroci fantasmi e che può essere ritrovato soltanto a prezzo di un non comune coraggio e dopo aver superato prove estremamente ardue. Ma forse, a Strozzavolpe, qualcuno ha davvero fatto questa scoperta. Siamo nel non troppo lontano 1870, anno di sconvolgimenti in Italia ed in Europa. Alcuni operai lavorano al restauro della cinta muraria esterna. Una mattina uno dei lavoranti non si presenta al lavoro. Contemporaneamente si scopre che uno dei merli ai quali egli lavorava è stato stranamente murato di fresco. Al suo interno si rinviene un orcio di terracotta vuoto ed una pergamena antica che accenna ad un tesoro. E dell’operaio e della sua famiglia, partiti, si scoprì, in tutta fretta, non si seppe più nulla. Un altro mistero di questo incredibile castello.