A sud di Siena si trova un incantevole borgo medievale dominato da un antico castello di autentica perfezione architettonica. Montalcino, a ovest di Pienza, è una bellissima città storica immersa nello splendido paesaggio del Parco Naturale della Val'Orcia.
Il borgo è rimasto pressoché intatto dal XVI secolo. Da Montalcino, un vero e proprio spettacolo si apre agli occhi: un continuo susseguirsi di sinuose colline rurali si alternano a distese argentee di ulivi ed armoniosi vigneti. Isolati cipressi spuntano qua e là.
La città di Montalcino è diventata famosa grazie al Brunello, uno dei migliori vini italiani e tra i più apprezzati al mondo. La preziosa formula del fantastico vin Brunello fu inventata nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi, che per primo ebbe l'idea di eliminare i vitigni della tradizionale ricetta del Chianti, come il Canaiolo e il Colorino, usando invece solo la varietà Sangiovese.
Il Brunello di Montalcino deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno quattro mesi in bottiglia, e non può essere immesso al consumo prima del 1º gennaio dell'anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l'annata della vendemmia.

 

Fino alla seconda metà dell'Ottocento il vino più conosciuto ed apprezzato della zona era un vino bianco dolce, il Moscadello di Montalcino. Clemente Santi, un farmacista e rinomato autore nel campo delle scienze naturali, iniziò a sperimentare verso la metà dell'Ottocento la produzione di un vino rosso. Presentò alla "Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana" in Firenze due bottiglie di "vino rosso puro 1852". La prima citazione scritta di un vino chiamato Brunello tuttavia avvenne nel 1869, quando Clemente Santi vinse due medaglie d'argento per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865” alla Fiera Agricola di Montepulciano. Seguendo l'esempio di Santi altre famiglie locali iniziarono a produrre Brunello.

Il professor Martini della Scuola di Viticoltura e Enologia di Conegliano Veneto, nel 1885, in una conferenza su "La ricchezza avvenire della provincia senese", mette in evidenza che il Senese "è ormai conosciuto su tutti i mercati vinicoli nazionali ed anche nei principali esteri, per vari tipi di vino tra cui il Brunello di Montalcino".

 

Tuttavia il Brunello rimase per molti anni un vino conosciuto ed apprezzato ma prodotto in quantità molto limitate. Nell'edizione del 1902 della "Guida vinicola della Toscana" di Edoardo Ottavi e Arturo Merescalchi vengono citati solo tre produttori di Brunello: Ferruccio Biondi Santi, Raffaello e Carlo Padelletti.

Le vicissitudini dell'inizio del XX secolo portarono ad un decadimento della produzione vitienologica e pochissimi produttori tennero viva la produzione montalcinese fra le due guerre.

Il Brunello di Montalcino fu presentato da alcune aziende alla Mostra dei Vini Tipici Senesi tenutesi a Siena nel 1932, 1933 e 1935. Dopo la seconda guerra mondiale si iniziò nuovamente a pensare alla produzione vitivinicola e alcuni ebbero la lungimiranza di proiettarsi nel futuro, accordandosi sulle regole di produzione del Brunello di Montalcino. Dopo il 1950 la fama del Brunello di Montalcino si estese prima in Italia e poi all'estero.

 

Per il boom che porterà agli oltre 200 produttori di oggi bisogna aspettare gli anni ’90, quando il Brunello conquista gli appassionati di tutto il mondo. Da quegli anni i riconoscimenti che attestano la qualità del vino iniziano a susseguirsi senza sosta: nel 1999, la prestigiosa rivista americana “Wine Spectator” inserisce un Brunello (il Biondi Santi Riserva 1955, N.d.R.) tra i 12 migliori vini in assoluto del XX secolo, mentre nel 2006 un altro Brunello (il Casanova di Neri Tenuta Nuova 2001, N.d.R.) è incoronato miglior vino al mondo.
 

 

 

 

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