Il colombaccio

 

Ordine

Famiglia

Sottofamiglia

Genere

Specie    

Columbiformi

Columbidae

Columbinae

Columba

C. palumbus

Uccelli

Nomi dialettali: tidori, palomba, cularìna, cularòna

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Descrizione: ha dimensioni medie, forme pesanti e massicce, becco appuntito ricurvo all'apice, tarsi brevi, ali e coda piuttosto lunghe. Il piumaggio in entrambi i sessi è di colore grigio-bluastro con parti inferiori sfumate di rosso-vinato, collo ornato da piume a riflessi verdi e purpurei, ampia banda bianca attraverso l'ala, macchia bianca ai lati del collo molto evidente, becco rosato alla base e giallognolo all'apice e zampe rosa. Lunghezza cm 40-45, peso gr. 360-580.

Habitat: frequenta boschi dl quercia, leccio, faggio, foreste con radure e zone coltivate, pinete e macchia litoranea; è presente anche nei parchi delle città.

Riproduzione: la stagione riproduttiva inizia in aprile con parate nuziali sia in volo sia sulle piante. L'accoppiamento e in genere preceduto da un comportamento ritualizzato di somministrazione del cibo da parte del maschio alla femmina, la quale imita l'atteggiamento dei giovani volgendo il becco verso quello del maschio e agitando una o entrambe le ali. La femmina costruisce il nido sugli alberi, utilizzando stecchi portati dal maschio e intrecciandoli in maniera approssimativa. In genere vengono deposte due uova, che sono incubate dal maschio di giorno e dalla femmina di notte. I pulcini, alimentati da entrambi i genitori con un secreto caseoso prodotto dal gozzo, sono in grado di lasciare il nido all'età di 25-30 giorni. Depone fino a tre volte all'anno.

Alimentazione: si ciba in prevalenza di semi di graminacee e leguminose, ghiande, faggiole e altri frutti di piante forestali, foglie, germogli, bacche; occasionalmente cattura insetti e vermi.

Caccia: cacciabile.

La caccia al colombaccio, nella provincia di Siena, è consentita, nel territorio sottoposto a gestione programmata della caccia, dalla terza domenica di settembre fino al 31 gennaio.

 


 

Morfologia

 

Il colombaccio... la mia caccia.

In ottobre le selve toscane  si arricchiscono di nuovi voli: puntuali, attesi come di consueto al seguito dei numerosi migratori autunnali, branchi via via più consistenti di colombi invadono le zone alberate e scendono sui campi limitrofi, dopo aver trasvolato velocemente l'arco alpino e il settentrione d'Italia, provenienti dall'Europa centrale.

Facilmente riconoscibili in volo per la grande statura e un'evidente fascia bianca lungo il bordo delle remiganti primarie, i colombacci (Columba palumbus) si radunano a centinaia e migliaia per svernare nelle località più favorevoli e tranquille; si tratterranno sino a febbraio-marzo, lasciando solo poche coppie in loco ad espletare il ciclo riproduttivo.

 

Accorto e vigile nei confronti dei molti nemici naturali, questo columbide divide il proprio tempo fra il riposo, ben celato nella ramaglia delle chiome, e l'approvvigionamento alimentare, effettuato soprattutto nei vasti campi aperti e nelle coltivazioni cerealicole prospicienti il bosco. Appetisce una rimarchevole gamma di sostanze, in larghissima misura di origine vegetale, grani e semi di erbe selvatiche e coltivate, germogli, radichette, foglie e parti fiorali, frutti forestali, integrate da pochi invertebrati terrestri; parte del cibo viene sempre trattenuta nel gozzo per essere assimilata durante le ore di riposo. Gli è poi indispensabile la presenza di abbeverate sicure, che visita periodicamente, in genere sempre agli stessi orari; il liquido è assunto a lunghe sorsate come tipico di tutti i columbidi, senza dover staccare il becco per deglutire. Buona parte degli spostamenti giornalieri vengono effettuati in piccoli gruppi, ma sui luoghi di pastura e ancor più nei consueti dormitori notturni possono radunarsi centinaia di individui.

 

Trascorso l'inverno ed avvenuta la partenza della consistente massa dei migranti, le poche coppie residenti si disperdono nei settori più indisturbati per dedicarsi con molta discrezione alla nidificazione. Il profondo tubare dei maschi, qualche volo nuziale, a saliscendi planati nel cielo, e i corteggiamenti "a ruota", petto rigonfio, sul terreno, preludono all'accoppiamento e alla scelta del sito per la costruzione del nido, che compete al maschio. Un modesto intreccio di stecchi, poco voluminoso, appoggiato sulla biforcazione di un albero, ospita normalmente le due sole uova bianche caratteristiche un po' di tutti i Columbidi.

I giovani, ricoperti alla nascita di un rado piumino biancastro, ciechi e inetti, sono nutriti inizialmente con una speciale sostanza, "latte di piccione", secreta da apposite ghiandole nel gozzo dei genitori, più tardi sostituita da semi e grani ammorbiditi e predigeriti. Vengono deposte 2 o più covate annue.

Il colombaccio è diffuso un po' ovunque in Italia come specie nidificante e parzialmente sedentaria, sino alle medie quote, senza raggiungere tuttavia in alcun luogo le elevate densità che si registrano in varie parti d'Europa; ben più numerosi restano gli individui migratori e svernanti che dai paesi centreuropei si portano in autunno verso il bacino del Mediterraneo.